Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa da parte di Comunisti Castelli Romani
Quando le partecipate sono un affare di famiglia.
Il fallimento della società Albafor, una delle partecipate del Comune di Albano, è stato causato da una vergognosa parentopoli (mogli, fratelli, cognate e cognati, figli e figlie, amanti e tanto altro) ed affittopoli (curia vescovile di Albano, ecc.).
L’elenco dei parenti strettissimi fatti assumere da Albafor, in particolare prima della campagna per le elezioni regionali del 2009 condotta dall’ex-Sindaco Mattei, è impressionante: gli amministratori del Comune di Albano Laziale (consiglieri comunali, assessori, sindaci, amministratori e dirigenti politicizzati della società Albafor, sindacalisti) sono stati protagonisti di una scandalosa e gigantesca parentopoli.
Le assunzioni in Albafor sono un interminabile elenco di politici trombati e di parenti strettissimi. Il tutto con chiamata diretta e senza concorso pubblico.
Ne abbiamo contati 33, ma il numero è sicuramente per difetto. Non abbiamo conteggiato ad esempio gli amici, le amanti e quant’altri hanno frequentato le stanze dei bottoni del Comune di Albano (addetti stampa, autisti, leccaculo ed tanto altro ancora).
Nella grande spartizione spiccano i politici trombati: un ex-sindaco e due ex-assessori. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione Albafor ha sponsorizzato anche se stesso e si è fatto assumere come uno dei Direttori di Albafor. Poi troviamo quattro mogli di lor signori, tre fratelli e una sorella, un figlio e quattro figlie, e non poteva mancare una mamma, due cognate e (per par conditio) due cognati, un solo genero, tre cugini e tre cugine, tre nipoti e altri tre parenti (cugina del cognato, figlioccia della mamma, ecc.).
I numeri del clientelismo familiare avvenuto ad Albafor in questi anni sono senza precedenti.
Chi doveva controllare che ha fatto?
I consiglieri comunali, che avevano il compito di controllare l’operato degli amministratori e delle società del Comune, hanno partecipato senza vergogna alla grande spartizione facendo assumere:
- un figlio di consigliere comunale;
- due figlie di consigliere comunale;
- un fratello di consigliere comunale;
- tre mogli di consigliere comunale;
- tre nipoti di consigliere comunale.
Il Consiglio di Amministrazione della Formalba e i direttori politicizzati della società hanno fatto il resto della parentopoli, facendo assumere sei cugini, due fratelli, una moglie e un altro parente.
Anche un membro del Collegio sindacale di Albafor, invece di controllare questo schifo, ha partecipato allegramente alla grande spartizione facendo assumere una figlia.
In sintesi, la società è stata portata al fallimento a causa di queste politiche scellerate, nel pieno disprezzo della cosa pubblica.
Per noi siamo in presenza di una bancarotta fraudolenta, in quanto Albafor è stata distrutta dai comportamenti irresponsabili di una generazione di amministratori comunali che hanno completamente dissipato, anche a suon di licenziamenti, il patrimonio di esperienze, di competenze e di conoscenze che aveva fatto della società Albafor un fiore all’occhiello della formazione professionale nella Regione Lazio.
Il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede con forza le dimissioni del Sindaco Marini, massimo responsabile politico di questo disastro.
Infine, per la riunione del Consiglio Comunale del 24 ottobre 2016 in cui si discuterà del fallimento Albafor, il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede al Presidente del Consiglio Comunale di far uscire dall’aula i consiglieri comunali e gli assessori che hanno un palese conflitto di interessi per la presenza di propri familiari nella società Formalba.
Evitiamo che al danno si aggiunga anche la beffa!!!!