Questa mattina, gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Roma, coadiuvati dai colleghi del commissariato Romanina, hanno eseguito un’ordinanza con la quale il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha applicato la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti dei fratelli C.G. cl. 2001 e C.A. cl. 2003.
I dettagli dell’aggressione
I due sono gravemente indiziati di essere gli autori dell’ aggressione avvenuta nella serata dello scorso 17 aprile in Via Flavia Demetria – zona Romanina – ai danni di un cittadino egiziano, a seguito della quale lo stesso ha riportato un trauma cranio-facciale, contusioni multiple e la recisione della porzione superiore del padiglione auricolare destro.
Agli indagati viene contestato di aver agito con metodo mafioso, ostentando la propria appartenenza al “clan CASAMONICA” ed utilizzando modalità tali da richiamare quella tipica coazione e conseguente capacità intimidatoria proprie delle organizzazioni mafiose, consistite in un pestaggio avvenuto su una pubblica via in orario serale, scaturito per futili motivi di viabilità e con la precisa volontà di impartire alla vittima una severa lezione, che servisse anche da monito per coloro che stavano in quel momento assistendo agli eventi.
L’attività di indagine, condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, si è svolta attraverso accertamenti esperiti subito dopo i fatti, l’assunzione di molteplici dichiarazioni e l’analisi di un filmato audio-video estrapolato da una telecamera privata installata in zona.
In particolare, il suddetto filmato ha consentito di cristallizzare i concitati attimi e di acquisire gravi indizi di colpevolezza in merito alla partecipazione dei due soggetti all’aggressione verbale e fisica perpetrata nei confronti del cittadino egiziano, posta in essere con calci e pugni nonché con un coltello, utilizzato per asportare l’elice superiore destro, con conseguente sfregio permanente del viso della vittima.
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C.G., inoltre, è gravemente indiziato del reato di violenza privata aggravato dal metodo mafioso, per aver posizionato l’autovettura da lui condotta in maniera tale da ostacolare il normale flusso della circolazione stradale, costringendo il cittadino egiziano ad arrestare la corsa dell’auto a bordo della quale si trovava in compagnia della moglie e dei due figli minori.
Ad ogni modo tutti gli indagati sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.