Salgono a 19 i casi di peste suina. Sono 18 nell’area di Roma e uno nella provincia reatina. Questo è stato comunicato dall’Istituto Zooprofilattico. Prosegue l’attività di controllo e monitoraggio nelle aree perimetrate. È indispensabile adottare piani di riduzione della pressione dei cinghiali”.
Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
La nota di Coldiretti
“E’ necessario intervenire con la massima urgenza, perché a rischio non c’è solo la filiera suinicola, ma anche altre realtà, come quella zootecnica. Il divieto di movimentazione su fieno e paglia fuori dalla zona rossa in cui vengono prodotti, metterà in difficoltà le aziende agricole e soprattutto quelle zootecniche”. E’ l’appello del presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, che torna a sollecitare interventi urgenti sia a Roma che a Rieti, dove la settimana scorsa è stato trovata la carcassa del primo cinghiale infetto. Lo stop alla movimentazione di paglia e fieno è arrivato a seguito dell’insediamento della cabina di regia per gestire l’emergenza Peste Suina Africa, che coinvolge il ministero della Salute, il Prefetto, la Regione Lazio, il Comune e le forze dell’ordine.
“La decisione in merito alla distruzione di paglia e fieno è assolutamente facoltativa – precisa Granieri – e non c’è alcun obbligo in merito. Una misura restrittiva, che provocherà serie difficoltà economica alle aziende agricole e soprattutto zootecniche, che si trovano all’interno della zona rossa. Ecco perché è necessario intervenire con la massima urgenza”.
Lo step successivo sarà quello di procedere con un piano di abbattimento selettivo per ridurre il numero di uguali sul territorio. “Bisogna attuare con celerità tutti gli strumenti necessari per impedire il propagarsi del virus e fermare il contagio – prosegue Granieri – altrimenti le conseguenze saranno gravissime con un impatto devastante sull’economia e sul futuro delle nostre aziende”. Cresce la preoccupazione non solo per gli allevamenti suinicoli del Lazio, ma anche per le aziende agricole e in particolare per quelle zootecniche. “Aziende che sono già alle prese con l’aumento dei costi delle materie prime – prosegue Granieri – le ripercussioni del conflitto in Ucraina e la crisi determinata dalla pandemia”.
Lo stesso rischio che corrono sia le aziende capitoline che reatine, dove è attesa a ore l’istituzione della zona rossa. Agricoltori, allevatori e pastori sono scesi in piazza a Roma lo scorso venerdì per manifestare contro l’invasione dei cinghiali, insieme alle istituzioni e ai cittadini provenienti da tutta Italia e ai giovani e alle donne di Coldiretti, che ha organizzato il blitz. L’appello è quello di avviare subito l’abbattimento, ma Coldiretti si è detta pronta anche a chiedere l’intervento dell’esercito per fermare l’invasione di ungulati.
Il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, torna a chiedere il commissariamento di Roma Natura, l’Ente Regionale per la Gestione del Sistema delle Aree Naturali Protette nel Comune di Roma. “I dati sono chiari – aggiunge Granieri – il numero di cinghiali catturati complessivamente in tutto il 2021 sono stati solo 99 e solo in un’area protetta, quella della Riserva della Marcigliana”.
Nessuna cattura è stata registrata nelle aree di Roma nord relative all’Insugherata, al Pineto e a Monte Mario, da quando è stato approvato il Piano. Piani che sono stati completamente disattesi, mettendo a rischio l’intera filiera. E dal momento che nel 2020 è decisamente cambiata la situazione nelle aree urbane più urbanizzate e che proprio durante il lockdown abbiamo assistito ad una proliferazione incontrollata degli ungulati, sarebbe stato chiesto di recente dagli organi competenti a Roma Natura, di attuare il piano non attuato e di rivedere gli obiettivi di prelievo per il Parco del Pineto e Monte Mario.
“E’ imbarazzante che nessuno intervenga per prendere dei provvedimenti immediati. Alla luce di quanto accaduto – conclude Granieri – auspichiamo che la Regione Lazio proceda con un commissariamento e un cambio al vertice di Roma Natura”.