Politica

Marino, convegno Comune su Pace in Mediterraneo: Sindaco nasconde lettera comunista?

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Marino, Sagra a Pagamento: il PCI denuncia vuoto culturale e incapacità amministrativa

Riceviamo e pubblichiamo

L’8 ottobre scorso a Palazzo Colonna è stato organizzato un Convegno. Con produzione di documenti ma senza alcuna iniziativa. Con una partecipazione di pubblico estremamente ridotta rispetto alle possibilità. Causata da un impianto troppo enciclopedico e da una preparazione grillinocentrica. Tuttavia, sollecitati dall’indefesso organizzatore in primis, abbiamo dato disponibilità. Purtroppo venuta meno per impegni fondamentali per il PCI. Ma costruttivamente abbiamo fatto pervenire un nostro contributo diretto, al Sindaco, con preghiera di mettere a conoscenza i convenuti. Non lo ha fatto. Ora, fuori di polemica, perché l’evento è trascorso da un po’, crediamo doveroso rendere nota la Lettera che abbiamo inviato al primo cittadino e, che, evidentemente, si è tenuta nel cassetto. Purtroppo i nostri temi e la nostra denuncia (come testimoniano i fatti mediorientali e le barricate di Goro) sono i veri e attuali, ma snobbati dal convegno e dal Sindaco M5S Carlo Colizza.

Lettera al Sindaco di Marino e al Convegno Per la Pace in Mediterraneo

Breve premessa: come comunisti siamo dispiaciuti di non poter partecipare a questa iniziativa, a cui inviamo auguri di buon lavoro, perché impegnati, nello stesso giorno e nelle stesse ore, in un atto fondamentale come la Costituzione della Federazione Castelli romani del Partito Comunista Italiano.

Nel merito dell’iniziativa, che riteniamo importante, abbiamo avuto modo di rilevare una discrasia che non ci ha convinto. Per brevità riassunta così: crediamo che la tematica offerta sia talmente vasta che possa far perdere uno dei due corni possibili del vasto problema. Da un lato, l’aspetto scientifico, culturale e di ricerca sugli eventi storici (nello specifico la Battaglia di Lepanto). Dall’altro l’aspetto prettamente “politico e culturale attuale”, e cioè, analisi, azioni e proposte per la pace in Mediterraneo. Ora messi nello stesso contesto, secondo noi ha il rischio di una prevalenza dell’uno sull’altro, ovvero, di una sorta di confronto parallelo enciclopedico, poco utile alla partecipazione oltre la specialità degli interessati.

Per questo, non avendo da confutare alcun aspetto di studio, ci preme, per il ruolo internazionalista che svolgiamo, e per gli accadimenti di tragedie quotidiane di sottolineare due aspetti: le migrazioni e la questione Palestinese.

Per quanto alle migrazioni, proprio perché quotidiano il dramma e le tragedie di vite spezzate riteniamo, se il comune di Marino sceglierà di indirizzarsi su una china di comprensione e di fattiva partecipazione, ben lontana – per capirci – dal partecipare a cortei xenobofi nella città come purtroppo ha fatto l’attuale sindaco, dovrà prevedere momenti specifici. Vorrà farlo? Ne avrà la capacità e la forza? Noi ci stiamo.

Per quanto alla questione Palestinese, chi non vuol comprendere che essa è, insieme, paradigma e fulcro di tutta la questione mediorientale, allora evita di metterla al centro della questione della guerra e della pace. Invece, come dimostra anche l’ultimo episodio di queste ore (l’arresto da parte Israeliana, in territorio internazionale, di un gruppo di donne che si stavano dirigendo presso la striscia di Gaza per denunciare l’isolamento totale di un milione e ottocentomila persone) la questione Palestinese va riproposta e risolta secondo gli acquisiti indirizzi internazionali dell’ONU (due popoli due Stati). A tal proposito, proponiamo che da questo convegno sia inviata una censura ed una condanna per questo ennesimo atto di aggressione israeliana al governo italiano, al Ministro degli esteri UE  e alle ambasciate di Israele e Palestina in Italia.

Il Segretario PCI, Maurizio Aversa

In allegato il testo integrale del Comunicato dell’API (Associazione dei Palestinesi in Italia)

COMUNICATO STAMPA

Oggi, mercoledì pomeriggio 5 ottobre 2016, la Marina militare israeliana ha intercettato e abbordato la Women’s Boat to Gaza, la barca al-Zaytouna-Oliva diretta a Gaza per rompere un ingiusto e illegale assedio contro 1,8 milioni di Palestinesi che vivono nella Striscia, e la sta portando nel porto di Ashdod.

La barca era composta soltanto da donne, 13 pacifiste tra attiviste, parlamentari europee e arabe, intellettuali e artiste di tutto il mondo – comprese una ex colonnello e diplomatica Usa, Ann Wright, e la premio Nobel Mairead Corrigan Maguire.

La missione, la quarta della coalizione internazionale della Freedom Flotilla per Gaza, era partita da Barcellona, aveva fatto sosta in Corsica e in Sicilia, dove aveva raccolto un vasto sostegno internazionale, e avrebbe dovuto arrivare al porto di Gaza questa sera, mercoledì.

Secondo i tweet della Women’s Boat to Gaza, la barca è stata circondata dalle forze navali israeliane, e il capitano, l’ex col. USA Ann Wright, è stato costretto a virare di bordo prima di entrare nelle acque di Gaza occupate da Israele.

Le 13 attiviste sono state sequestrate dai soldati israeliani e verranno trattate come clandestine ed espulse.

Come tutte le missioni della Freedom Flotilla, anche questa ha tentato di rompere l’assedio alla Striscia di Gaza, che dura ormai da 10 lunghi anni, cioè da quando, nel gennaio 2006, il movimento Hamas vinse regolari e democratiche elezioni. Israele impose il blocco totale alla Striscia per punire la popolazione palestinese per la scelta elettorale.

Da allora, i Palestinesi gazawi vivono in una prigione a cielo aperto, la più grande al mondo, senza poter uscire dai propri confini, ridotti alla fame e a morire per le malattie e le ferite inflitte da ben tre guerre israeliane – Piombo Fuso, 2008-2009, Colonna di Nuvole, 2012, Margine Protettivo, 2014 – che provocarono migliaia di morti, feriti e disabili permanenti.

Va sottolineato che, secondo le ultime statistiche ONU, l’80% della popolazione dipende totalmente dagli aiuti umanitari e la disoccupazione ha superato il 43%.

Pertanto, condanniamo fermamente questo nuovo atto di pirateria internazionale perpetrato da Israele al largo delle coste di Gaza,

chiediamo al governo e ai parlamentari italiani e a quelli europei di intervenire immediatamente per fermare tali politiche e azioni illegali,

chiediamo la fine dell’embargo, del blocco e la riapertura di tutti i valichi, compreso quello egiziano di Rafah, e l’ingresso di materiali per la ricostruzione, alimenti, medicine e strumentazioni mediche.

Roma, 5 ottobre 2016

Associazione dei Palestinesi in Italia (Api)