Non è tutto oro quello che luccica e questo possiamo affermarlo con assoluta certezza. Dopo due anni e mezzo di pandemia e dopo tutte le promesse che sono state fatte agli “eroi” della sanità, il rinnovo del contratto del contratto solleva pesanti perplessità e lascia l’amaro in bocca ai circa 550000 operatori del comparto. Perplessità e amarezza acuiti dal dover comunque continuare ad operare in costante carenza di personale e di sicurezza.
USB: inadeguato a soddisfare le aspettative di circa 550000 operatori del comparto
In attesa di approfondire tutti i risvolti contrattuali però salta immediata all’occhio la pochezza dell’aumento effettivo dello stipendio tabellare che si attesta al 4,5%, aumento che, di fatto, è stato mangiato dall’inflazione che già a maggio si attestava al 6,8%. Un paio di pieni di benzina, un paio di bollette dell’energia elettrica e l’aumento è stato spazzato via.
L’importo delle indennità, di fatto, rimane fermo al palo e l’esempio più eclatante è quello dell’indennità di pronta disponibilità che viene incrementata di 1 euro per turno di 12 ore ! Discorso ben diverso invece per quanto riguarda le risorse destinate agli incarichi, per pochi, e alla posizioni organizzative, anche in questo caso per pochi. Gli incarichi potranno essere retribuiti fino a 20.000 euro all’anno mentre per le funzioni organizzative, il tetto massimo passa da 12.000 a 13.500 euro. Vorremmo sapere quando i fondi saranno stati saccheggiati ben bene per foraggiare pochi prescelti quanto rimarrà a disposizione per finanziare le progressioni economiche – ora differenziale stipendiali – di tutto il resto del personale.
Gli OSS sono ancora una volta lasciati al loro destino, assegnati all’area degli operatori insieme agli operatori tecnici e ai coadiutori amministrativi però con il contentino di essere nel ruolo socio sanitario ma senza nessun incremento significativo ne dal punto di vista economico – per intendersi nessuna categoria C – ne dello sviluppo lavorativo.
Gli arretrati poi. Gioia e delizia di ogni lavoratore e di ogni lavoratrice che pregustano il momento che nel quale vedranno arrivare i meritati arretrati contrattuali che permetteranno di affrontare con meno ansia le spese quotidiane o, nei casi più fortunati, di concedersi una vacanza. Ebbene anche qui poche illusioni. L’accordo prevede somme pesantemente decurtate e verrà erogato circa un terzo di quanto teoricamente dovuto. Di fatto la solita una tantum a perdere.
Purtroppo un contratto che, pur avendo bisogno di essere approfondito nella sua parte normativa, si rivela, dal punto di vista economico, inadeguato a soddisfare le legittime aspettative di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori.
USB Sanità