“Si è tenuta il 17 giugno 2022 presso la Corte di Appello di Roma l’udienza finale del secondo grado di giudizio per il disastro ambientale della Valle del Sacco che dopo il primo grado vedeva la condanna a due anni dell’ex direttore della Caffaro SRL di Colleferro e il risarcimento delle parti civili, tra cui anche la nostra associazione, nelle diverse misure” – spiegano da Retuvasa, che continua così:
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“Un processo travagliato, passato anche in Corte Costituzionale, e che dopo 13 anni dal suo inizio vede una conclusione che lascia l’amaro in bocca.
Oggi viene confermata la condanna ma il reato cade in prescrizione per decorrenza dei termini per effetto della legge ex Cirielli. Quindi nessun colpevole accertato giuridicamente e annullati i risarcimenti.
Resta in piedi la possibilità di un ricorso alla Cassazione che valuteremo leggendo le motivazioni di questa ultima sentenza che verranno prodotte entro i 90 giorni dal pronunciamento.
La Giustizia nel nostro territorio, come lo è stato per il processo sugli inceneritori di Colleferro, anche questa volta dimostra che per i reati ambientali non è uno strumento affidabile, favorendo chi nel tempo ha commesso reati e, a pensar male, chi nel tempo a venire ne commetterà ancora.
Un sentito ringraziamento va alle forze dell’ordine che hanno portato avanti il loro lavoro con professionalità, serietà e dovere sociale e agli avvocati di parte civile che hanno seguito i cittadini.
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Questo come tanti altri simili procedimenti dovrebbero indurre la politica parlamentare a prendere provvedimenti sullo stato della Giustizia italiana e far sì che la prescrizione dei reati sia idonea alla gravità dei fatti, ma ci rendiamo conto che la mancanza di volontà associata all’incapacità e, nel caso specifico dei reati ambientali il conseguente favoritismo alle lobby industriali, non sono cosa semplice da risolvere”.