Discarica Colleferro: carta vince carta perde. La nota del Comitato residenti Colleferro
L’ultima udienza al Tar di Roma nei giorni scorsi ha posto fine alla controversia legale che, dallo scorso anno, abbiamo intrapreso nei confronti della Regione Lazio per superare le resistenze degli Uffici amministrativi di consentire l’accesso agli atti dei più importanti documenti riguardanti la gestione post mortem della discarica di colle Fagiolara.
Poiché non è stato possibile ottenere tutta la documentazione che avevamo richiesto e avendo la Regione Lazio consegnato quella che aveva disponibile, l’udienza si è conclusa con la dichiarazione di sopravvenuta carenza di interesse da parte di questo Comitato, essendo chiaro che l’esito del giudizio non sarebbe stato di alcuna utilità.
Il Comune di Colleferro, da parte sua, non aveva dato riscontro alla nostra istanza, forse considerandola troppo rivoluzionaria, non rispettando un diritto garantito, che esclude il sindacato dell’Amministrazione sulla fondatezza della richiesta stessa.
Richiesta che nasceva dalla necessità di avere una più completa conoscenza dei provvedimenti concretamente adottati dalla Pubblica amministrazione e di verificare il quadro giuridico-amministrativo della discarica, in considerazioni delle contraddittorie dichiarazioni della Regione Lazio, del Comune di Colleferro e della società Lazio Ambiente spa sulla “chiusura” di colle Fagiolara e sulle operazioni di gestione.
Una discarica può essere “chiusa” con un lucchetto sindacale se manca l’atto amministrativo di cessazione definitiva di coltivazione del sito, se il piano di gestione operativa e post operativa, il piano di sicurezza e coordinamento e il piano di gestione finanziaria risalgono al 2008, quando fu approvato il progetto di riordino dell’intero sito?
La messa a disposizione di un apposito link peraltro non ha soddisfatto integralmente la nostra richiesta, perché non abbiamo riscontrato l’aggiornamento di tali documenti a fronte di una normativa che nel frattempo è cambiata, ha imposto nuovi obblighi, come è cambiata la morfologia della discarica, che è stata sopraelevata, aggravando lo stato di instabilità dei pendii. Va ricordato che il sito è stato sottoposto a sequestro nel 2019 per accertata violazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).
La Regione ci ha informato che nel 2020 è stata autorizzata una modifica del capping relativa solo al 1° lotto della discarica.
Il piano di Monitoraggio e Controllo è fermo al 2011. La verifica di stabilità richiesta dal consulente tecnico è stata eseguita e quando? E il piano di ripristino ambientale?
In proposito, la Regione ha dato atto che non esiste un documento denominato “piano di ripristino ambientale”, ma che sarebbe disponibile una documentazione di riferimento.
Gli interventi da eseguire per il ripristino ambientale sono previsti obbligatoriamente dal D.Lgs. n° 36/2003 a carico del gestore – Lazio Ambiente spa – che devono essere effettuati per il recupero e la sistemazione dell’area della discarica a chiusura della stessa.
Tale piano prevede la destinazione d’uso futuro del sito, le operazioni per gestire i fenomeni di assestamento della massa dei rifiuti, la verifica della qualità delle acque, il monitoraggio sulle matrici ambientali e sulle emissioni, fino alla conclusione della fase post-operativa.
Chi doveva vigilare sulla sua adozione? Chi doveva chiedere le opportune garanzie finanziarie?
La richiesta alla Magistratura amministrativa si è rilevata l’unica strada percorribile per avere giudizialmente una risposta certa dalle Istituzioni pubbliche, che è mancata anche da parte del Comune di Colleferro. Sul reiterato silenzio di quest’ultimo abbiamo segnalato la situazione al Prefetto di Roma.
Una strada lunga che dimostra il profondo distacco tra i cittadini e le Istituzioni che dovrebbero collaborare anziché essere ostacolati ogni volta che chiedono di conoscere gli atti attraverso i quali si esprime la Pubblica amministrazione.
Si conclude così questo faticoso capitolo, ma per la discarica di colle Fagiolara si apre una nuova fase, che si presenta sotto false spoglie e si inserisce nella annosa gestione del ciclo dei rifiuti regionale, con i territori dell’ex provincia romana – Città metropolitana di Roma Capitale – destinatari prescelti di decisioni politiche scellerate, economicamente dannose per la salute pubblica, oltre che per le tasche dei contribuenti laziali.
Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro