Curiosità

Il Centro svizzero per la rabbia individua il virus in un pipistrello, a pochi passi dall’Italia. Nessun allarmismo, rassicurano: “È un caso rarissimo”

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Non c’è da preoccuparsi”. Quello di Büren an der Aare nel canton Berna, a pochi chilometri dall’Italia, è il primo caso che si registra in Svizzera dal 2017. Il quarto negli ultimi quarant’anni.

Il Centro svizzero per la rabbia ha individuato il virus in un pipistrello trovato nei pressi di Büren an der Aare, nel canton Berna. La Svizzera è attualmente esente dalla malattia, sia negli animali domestici che in quelli selvatici.

Si registrano solo rarissimi casi di pipistrelli infetti, hanno precisato oggi le autorità del canton Berna, aggiungendo che in 40 anni si sono contati quattro casi, l’ultimo dei quali nel 2017 a Neuchâtel. Tutti riguardavano specie rare di pipistrelli, non il pipistrello nano presente nelle aree abitate. È importante non toccare gli animali selvatici malati o che si comportano in modo insolito e informare i guardacaccia. In caso di morso, bisogna consultare immediatamente un medico per adottare le misure profilattiche necessarie, ricordano le autorità, aggiungendo che «non c’è motivo di preoccuparsi».

La rabbia è mortale per l’essere umano e gli animali e si stima che ogni anno provochi circa 59’000 decessi umani, per lo più bambini nei Paesi in via di sviluppo. Circa il 99% dei casi che si verificano nell’essere umano sono causati da morsi di cani rabbiosi. Questa malattia virale, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, causa l’infiammazione acuta del cervello.

Tra i primi sintomi possono esserci febbre e prurito, seguiti da uno o più segnali tipici: movimenti violenti, emozioni incontrollate, idrofobia, incapacità di muovere parti del corpo, confusione e perdita di coscienza. Apparsi questi sintomi la malattia ha praticamente sempre un esito mortale.