Il 3 agosto alle finestre del palazzetto dell’informatica INPS di viale Civiltà del Lavoro 46 a Roma la USB ha posizionato alcune sagome di fantasmi per denunciare lo stato di abbandono del cantiere di ristrutturazione dello stabile, in cui i lavori per la rimozione dell’amianto sono iniziati 11 anni fa ma non è dato sapere quando gli uffici torneranno ad essere funzionanti.
La nota di USB
USB ha chiesto la data di fine lavori, il loro costo complessivo e la certezza che lo stabile sia restituito all’attività dell’informatica pubblica INPS. La risposta è stata l’affissione di un cartello, fuori e dentro il principale ascensore della palazzina, con la scritta “Lavori in corso. L’uso dell’ascensore è consentito solo a personale autorizzato”. Il video girato dalla USB prima del divieto di accesso testimonia inequivocabilmente lo stato in cui versano i locali dello stabile ma questo irrita chi amministra l’INPS. Qualcuno avrà pensato che sia meglio nascondere la verità piuttosto che fornire risposte a domande legittime.
C’è un altro stabile dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, in via Ballarin 42 a Roma, dove al IV piano sono state allestite postazioni lavorative e sale riunioni nuove di zecca. Quegli spazi dovevano essere occupati dai funzionari informatici assunti di recente, ma il direttore centrale della tecnologia informatica ha ritenuto più funzionale destinare i neoassunti agli uffici dove già operano gli altri informatici, in via Chopin e in via Liszt sempre a Roma.
Una scelta comprensibile, tuttavia a questo punto una domanda è lecita: che fine faranno quelle postazioni lavorative? Pare che potrebbero essere occupate dal personale delle società che forniscono consulenza e servizi informatici all’INPS, ovviamente a costo zero. USB ha girato un nuovo video per testimoniare quanto appena evidenziato. Questa volta arriveranno risposte o un altro cartello di divieto?