Attualità Salute e benessere

Roma, eseguito il primo impianto di protesi sottoretinica nell’ambito del progetto internazionale PRIMAvera

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin

L’unico studio italiano, che si affianca a quelli avviati negli Stati Uniti, Francia, Germania e Inghilterra, si prefigge di restituire una visione utile nei pazienti che hanno perso completamente la visione centrale (assenza di percezione luce) a causa della AMD di tipo atrofico evoluta allo stadio terminale.

I dettagli

Un microchip di minuscole dimensioni (2 x 2 mm. con spessore di 30 micron) che capta la luce nell’infrarosso e, generando stimoli elettrici, è in grado di restituire una visione utile nei pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età (AMD di tipo atrofico) evoluta allo stadio terminale di atrofia geografica.

L’Innovativo impianto è stato effettuato presso l’AO San Giovanni Addolorata di Roma ed è il primo ad avvenire in Italia nell’ambito del progetto internazionale PRIMAvera, lo studio clinico multicentrico nella lotta contro la cecità, in particolare quella causata dalla degenerazione maculare legata all’età (AMD) di tipo atrofico evoluta allo stadio terminale di atrofia geografica (GA), avviato anche negli Stati Uniti, Francia, Germania e Inghilterra.

L’intervento è stato eseguito dal Dott. Marco Pileri (responsabile della UOSD di chirurgia vitreoretinica) su un paziente affetto da oltre dieci anni da maculopatia senile a carta geografica. Presenti in Sala Operatoria il prof.re Yannich La Mer, responsabile scientifico di tutti i centri internazionali a cui è stata affidata la sperimentazione, Ralf Hornig Ceo della Pixium, Americ Faillat, responsabile ingegnere del progetto, Andrea Bonandrini, Ingegnere referente del progetto italiano oltre al Prof. Mancino e al Prof. Cusumano Direttore scientifico del Progetto a Tor Vergata che in Consorzio con l’AO San Giovanni Addolorata si occupano, nell’ambito del progetto PRIMAvera, della selezione dei pazienti e della loro riabilitazione visiva.

“Congratulazioni a tutta l’equipe dell’Ospedale San Giovanni che ha eseguito l’intervento che dimostra, ancora una volta, – ha sottolineato l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato – il Lazio è all’avanguardia nelle nuove frontiere della medicina, la sanità del Lazio è un’eccellenza e un punto di riferimento. Inoltre, coniugare la competenza professionale dei nostri medici e operatori sanitari con la possibilità di innovazione tecnica e strumentale nei nostri ospedali, grazie agli importanti investimenti che abbiamo avviato attraverso il PNRR, ci consente di portare avanti interventi che fino a qualche tempo fa erano impensabili ma che oggi sono una realtà”.

“La nostra Azienda ospedaliera – ha dichiarato il Direttore Generale Tiziana Frittelli – ha scelto di investire in innovazione e ricerca per migliorare i servizi e aumentare gli esiti in termini di efficacia. I nostri professionisti inoltre hanno l’opportunità, grazie agli importanti investimenti che la Regione Lazio ha scelto di fare, di utilizzare le migliori attrezzature. Ad esempio proprio per le due struttura di Oculistica, oltre alla Uosd di chirurgia vitreoretinica abbiamo l’Unità Complessa di Oculistica e Banca degli Occhi diretta dal Prof. Augusto Pocobelli, abbiamo da poco acquistato due nuovi microscopi operatori di cui uno dedicato agli interventi di cataratta e del segmento anteriore oculare

e l’altro di elevata tecnologia, dotato di OCT (Tomografo a Coerenza Ottica) per la chirurgia della retina e della cornea, alla sostituzione della seconda lampada scialitica e all’acquisizione di un nuovo microcheratomo per la preparazione dei tessuti corneali”.

“I pazienti con AMD atrofica terminale, nei quali si è avuta una progressiva scomparsa dei fotorecettori (coni e bastoncelli) che li ha portati alla completa perdita della visione centrale, si sono sempre sentiti dire – ha spiegato il Dott. Pileri – che per loro non c’era alcuna possibilità di recupero anche minimo della visione centrale, mentre oggi appare possibile ripristinare una visione utile (sebbene limitata al riconoscimento di numeri e lettere) con l’impianto di un microchip sottoretinico. Lo studio si prefigge infatti di restituire una visione utile nei pazienti che hanno perso completamente la visione centrale (assenza di percezione luce) a causa della AMD di tipo atrofico evoluta allo stadio terminale di GA. Il ripristino della visione ottenuto grazie all’impianto della protesi sottoretinica consente di produrre una stimolazione visiva e, attraverso le vie ottiche, la ricezione dello stimolo visivo da parte della corteccia cerebrale, permettendo infine il riconoscimento di numeri e lettere e di ricostruire parole complesse”.