Al termine di una serrata ed ininterrotta attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile e del IX distretto Esposizione, hanno arrestato in flagranza di reato 4 soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di sequestro di persona e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
La sera del 17 novembre 2022, alcune persone armate ed incappucciate si sono presentate presso un’abitazione del quartiere Torrino, alla ricerca di una persona di etnia rom, tentando di sfondare la porta. Non essendoci riusciti, dopo aver aggredito un uomo che casualmente abitava nello stesso palazzo al fine di farsi dare informazioni, il gruppo è andato in località Dragoncello dove abitano dei parenti della persona ricercata. Anche lì, non avendo trovato l’uomo, hanno desistito dall’intento per poi dileguarsi.
Nella serata del 4 dicembre scorso, gli stessi soggetti o altri facenti parte del gruppo, si sono ripresentati presso la medesima casa del quartiere Torrino, stavolta costringendo con violenza due donne, appartenenti alla medesima famiglia del ricercato, a salire nelle loro auto per poi rapirle. L’indomani mattina una delle due donne, appartenenti ad una famiglia criminale romana di origini rom, veniva liberata, mentre l’altra restava in ostaggio.
Le indagini
L’allarme alle Forze dell’ordine é stato dato da uno dei figli della donna, minorenne, che aveva visto la mamma spinta con forza salire a bordo di un’auto. Pertanto, dopo le prime infruttuose ricerche finalizzate al rintraccio delle donne, gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile e del IX Distretto Esposizione hanno iniziato una serrata ed ininterrotta attività investigativa, con l’utilizzo anche di mezzi tecnici, che ha consentito di comprendere le motivazioni che stavano alla base del sequestro di persona e di rintracciare così la vittima del rapimento.
Invero, nel pomeriggio del 6 dicembre 2022, l’attività investigativa ha consentito di comprendere che presso un centro commerciale in zona laurentina, si erano dati appuntamento uno dei sequestratori (che avrebbe portato con sé la donna rapita al fine di usarla per lo scambio con droga e soldi richiesti alla parte della vittima), due donne appartenenti alla famiglia di quest’ultima, unitamente ad un intermediario. A quel punto personale operante dei suddetti uffici della Polizia di Stato è prontamente intervenuto, liberando la donna sequestrata e fermando tutti i presenti.
L’operazione di polizia ha consentito di sequestrare circa 7 kg di cocaina, ripartiti in panetti da 1 kg., nonché 165.000 euro in contanti, portati sul posto da una delle parenti della donna rapita, come riscatto del sequestro. Nel corso di successive perquisizioni locali e domiciliari veniva eseguito un ulteriore arresto nei confronti di un sodale del gruppo dei rom, un romano trovato in possesso di 7 kg. di cocaina, 5 kg. circa di marjuana, 2 kg e 200 gr. circa di hashish e di oltre 5.000 euro in contanti.
Alla luce di quanto accertato venivano arrestate in stato di flagranza tre persone perché gravemente indiziate di detenzione ai fini spaccio di sostanze stupefacenti, ovvero la donna cugina della vittima, un suo sodale e colui che aveva fatto da intermediario con i sequestratori. E un’altra è stata arrestata in flagranza perchè gravemente indiziata di sequestro di persona. Il movente che ha portato al sequestro della donna è da attribuire alla responsabilità della famiglia rom per aver sottratto un ingente quantitativo di stupefacente al sodalizio avverso. La Procura della Repubblica ha chiesto ed ottenuto dal Gip la convalida degli arresti e l’applicazione di misure cautelari personali.
Gli indagati sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.
Per dovere di cronaca, e a tutela degli indagati, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indagati.
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