I Carabinieri del N.O.R.M. della Compagnia di Frosinone, coadiuvati da quelli delle Stazioni di Frosinone, Frosinone Scalo e Ripi, hanno tratto in arresto un 33enne campano per “truffa aggravata“.
La vicenda
L’uomo, presentatosi telefonicamente come nipote di un’anziana del Capoluogo e approfittando della sua vulnerabilità emotiva, con grande maestria è riuscito a convincerla a recarsi presso l’Ufficio Postale per prelevare del contante e farsi consegnare la somma di € 4000, necessarie per il pagamento urgente di una multa.
Nel frattempo il figlio della donna, giunto a casa dell’anziana, aveva notato che la madre non era in casa, che alcuni cassetti erano stati rovistati e che c’erano dei monili in oro poggiati su un tavolo.
Preoccupatosi, ha allertato il numero unico di emergenza “112”, rappresentando l’accaduto all’operatore che, intuendo che potesse trattarsi di una truffa ai danni dell’anziana donna, prontamente ha inviato le pattuglie in circuito presso gli Uffici Postali della zona, atteso che spesso gli autori di tali azioni delittuose sono soliti indurre le povere vittime, con artifizi e raggiri, a prelevare denaro contante dai propri conti correnti, per poi appropriarsene.
Nella circostanza, un equipaggio del Nucleo Radiomobile individuava nei pressi dell’Ufficio Postale di via Mascagni, una signora in evidente stato di agitazione in compagnia di un giovane, il quale, alla vista dei militari ha cercato di dileguarsi.
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Prontamente bloccato, i militari hanno controllato l’uomo, che è stato trovato in possesso dell’intera somma prelevata dal conto corrente della vittima, motivo il quale è stato tratto in arresto in flagranza di reato.
Nella giornata successiva, presso il Tribunale di Frosinone, il predetto è stato giudicato con rito direttissimo, nel corso del quale l’arresto veniva convalidato. Nella circostanza, sono stati chiesti i termini a difesa, con rinvio dell’udienza al mese di marzo 2023, per il reato di truffa aggravata.
Per dovere di cronaca, e a tutela degli indagati, precisiamo che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.