Non mandare in fumo la tua Sapienza!
Al via la prima campagna di comunicazione per un Ateneo smoke free. Portacicche in distribuzione gratuita al punto vendita del merchandising
“Non mandare in fumo la tua Sapienza”: con questo claim è partita la prima campagna di comunicazione per sensibilizzare gli studenti della più grande Università italiana sui danni che il fumo provoca alla salute delle persone e all’ambiente. Dal 3 novembre sono stati affissi manifesti che ritraggono un giovane laureato il cui tocco è stato malamente ridotto a un posacenere: la stessa immagine è stata utilizzata per una comunicazione sul sito e per postare e twittare sui social media.
Lo scopo principale è convincere i ragazzi, e più in generale tutte le componenti della comunità universitaria, a non fumare; nel frattempo l’Ateneo ha deciso di distribuire portacicche da tasca per limitare il problema dei mozziconi che i fumatori gettano a terra, creando degrado degli spazi comuni e provocando gravi rischi di inquinamento del suolo e delle acque. I portacicche sono in distribuzione al punto vendita del merchandising Sapienza; i primi 500 sono in regalo; se si dovesse rivelare che questo oggetto è apprezzato e utile per mantenere più pulito il campus, si potrà inserire stabilmente nel catalogo dei gadget Sapienza.
L’obiettivo cui tendere è il campus smoke free, con effetti positivi che si possono estendere anche al di fuori dell’Università: dal piccolo gesto di non buttare le cicche per terra fino a una consapevole riduzione del fumo. L’iniziativa è stata promossa dalla Sapienza, con una collaborazione tra l’unità di contrasto al tabagismo Unitab e il progetto Merchandising, con il sostegno del Cus Roma, che ha sponsorizzato la produzione dei portacicche. Il servizio Unitab provvede a contare i mozziconi abbandonati a terra su un’area campione prima e dopo la campagna di sensibilizzazione, per valutarne la reale efficacia.
“Sensibilizzare gli studenti e tutta la comunità universitaria sui danni che il fumo provoca alla salute – spiega il Rettore Eugenio Gaudio – è un compito importante per la nostra Università che investe sulle nuove generazioni. Uno dei valori fondamentali che vogliamo trasmettere agli studenti è quello della libertà da ogni dipendenza che possa compromettere la salute e il benessere fisico e mentale. Al rispetto di se stessi si aggiunge poi quello dei beni comuni: in questi anni la Sapienza si sta impegnando molto per la riqualificazione degli spazi come aule, laboratori, sale studio e aree esterne; chiediamo agli studenti un coinvolgimento diretto nell’aiutarci a mantenere decoro e qualità degli ambienti universitari”.
Focus
L’impatto ambientale e sulla salute di tabacco e cicche
Il tabacco produce danni all’ambiente e alle persone nell’intero ciclo di produzione e il fumatore rappresenta solo l’ultimo anello di questa catena.
Il tabacco viene coltivato in vaste piantagioni e l’area interessata è in netta espansione; in Cina la superficie dedicata a questa coltura è praticamente raddoppiata dagli anni ‘60.
La pianta di tabacco, coltivata in regime di monocoltura, richiede un massiccio uso di composti agrochimici che alterano gli ecosistemi con danni al suolo quale l’accumulo di azoto e fosforo; queste alterazioni si trasmettono alle acque dolci e e marine, determinando tra l’altro la proliferazione di alghe microscopiche.
Le industrie che fabbricano sigarette producono oltre 2.000.000 di tonnellate di rifiuti solidi a livello globale all’anno; questi rifiuti contengono numerose sostanze tossiche e pericolose, tra cui nicotina, ammoniaca, acido cloridrico e butanone.
Le conseguenze per la salute dei consumatori di tabacco e i rischi del fumo passivo sono ben noti al pubblico e comprendono l’invecchiamento della pelle, la riduzione della capacità respiratoria fino ad arrivare alle conseguenze più gravi, come quelle polmonari e cardiologiche.
Meno conosciuti ma decisamente allarmanti sono i danni ambientali causati dai mozziconi. Le cicche di sigaretta disperse nell’ambiente non sono solo brutte da vedere, ma costituiscono una reale minaccia per la vita acquatica e la fauna selvatica: il concentrato di sostanze pericolose che contengono secondo gli esperti dovrebbe indurre a classificare le cicche come rifiuto pericoloso.
Le fibre di acetato di cellulosa, di cui è composto il filtro, una volta immesse nell’ambiente, non si decompongono totalmente, ma vengono semplicemente frantumate. In particolare le cicche, se non correttamente smaltite, con le piogge raggiungono i corsi d’acqua superficiali e finiscono in mare; qui i frammenti di acetato di cellulosa formano una sorta di plancton artificiale che l’ecosistema marino non è in grado di eliminare. II danno ambientale dei mozziconi è aggravato dalle oltre 4000 sostanze chimiche che il filtro ha assorbito durante la combustione della sigaretta e che disperde nell’ambiente con un meccanismo di time-release.
Già la sola nicotina presente in una sigaretta, se inghiottita accidentalmente, potrebbe risultare mortale per un bambino in tenera età. Test di tossicità hanno evidenziato come una cicca di sigaretta in 1 litro di acqua sia in grado di uccidere più del 50% di piccoli organismi quali la Daphnia magna, un minuscolo crostaceo alla base della catena alimentare acquatica. Frequente è l’ingestione accidentale di mozziconi da parte di animali superiori: sono state trovate cicche nello stomaco di pesci, uccelli, tartarughe, balene e altre creature marine.
La raccolta delle cicche risulta particolarmente difficile a causa delle loro ridotte dimensioni. Infatti, rimangono facilmente intrappolate nelle fessure, nelle intercapedini, nei tombini e nei cespugli, dove i mezzi di spazzamento manuali e meccanici non riescono ad arrivare. Negli ambienti naturali si rende addirittura necessaria una raccolta manuale con costi elevati, per rimuovere questo rifiuto dalle rocce, dalla vegetazione e dalle spiagge.
L’esperienza dei campus smoke free negli Stati Uniti
Le iniziative per sensibilizzare le comunità universitarie sui danni provocati dal fumo e sull’inquinamento dovuto ai mozziconi sono nate negli Stati Uniti, dove esistono esperienze di Atenei che hanno attivato campagne per i campus smoke free. In particolare nel 2010 la San Diego State University (SDSU) e la University of California San
Diego (UCSD) hanno lanciato un’operazione di pulizia radicale delle aree universitarie dai mozziconi di sigaretta. Oltre 80 volontari, per lo più studenti, hanno raccolto un totale di 30mila cicche abbandonate nelle aree dei due campus.
Le statistiche americane evidenziano un tasso di fumatori generalmente in decrescita negli Stati Uniti (a differenza che in Cina, dove i fumatori sono in aumento e rappresentano ormai la maggioranza a livello mondiale); tuttavia secondo alcuni studi proprio gli anni universitari rappresenterebbero uno snodo importante nelle abitudini di consumo, con una percentuale superiore al 50% di studenti fumatori che desiderano smettere prima della laurea. Le comunità universitarie si confermano quindi come un luogo privilegiato nel quale realizzare campagne di sensibilizzazione con riflessi positivi sull’intera società.