Prosegue l’attività di controllo dei Carabinieri del Gruppo di Roma nelle principali aree d’interesse artistico, nelle zone commerciali e nelle stazioni e nelle fermate dei mezzi di trasporto pubblico finalizzati alla prevenzione dei reati di natura predatoria ai danni di persone e negozi.
Il bilancio delle attività dei Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, è di 5 persone arrestate e di altre 2 denunciate a piede libero, gravemente indiziate del reato di furto aggravato.
A finire in manette sono stati un cittadino algerino di 30 anni, nella Capitale senza fissa dimora e con precedenti, che in via Napoleone III, quartiere Esquilino, è stato visto dai Carabinieri del Comando Roma piazza Venezia mentre sfilava dalle tasche di una donna che passeggiava in strada un telefono cellulare. L’uomo è stato immediatamente fermato dai militari.
I Carabinieri della Stazione Roma Porta Portese, invece, hanno arrestato 3 donne di origini slave e di età compresa tra i 27 e 41 anni, tutte con precedenti e provenienti dal campo nomadi di Castel Romano, gravemente indiziate di aver derubato una cittadina cilena, a Roma per turismo, mentre si serviva di uno degli ascensori della stazione ferroviaria “Roma Trastevere”.
Poco dopo, i Carabinieri della Stazione Roma viale Eritrea hanno fermato un cittadino cileno di 30 anni, nella Capitale senza fissa dimora e incensurato, dopo averlo notato alla fermata “Flaminio” della linea A della metropolitana mentre stava tentando di sfilare il portafogli dalla borsa di una turista.
In tutti i casi la refurtiva è stata interamente recuperata e restituita alle legittime proprietarie dopo la formalizzazione delle rispettive querele nei confronti degli indagati.
Per tutti gli episodi di furto, le vittime hanno presentato regolare denuncia querela e gli arresti sono stati convalidati.
Due cittadini marocchini, infine, sono stati denunciati a piede libero dai Carabinieri del Nucleo Scalo Termini per furti avvenuti all’interno dello scalo ferroviario.
Per dovere di cronaca, e a tutela degli indagati, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indagati.
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