Notizie adv

Violenza e aggressione sugli operatori sanitari: un fenomeno in aumento dopo la pandemia

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
L'ictus colpisce 12 milioni di persone nel mondo. Ma con la prevenzione si può evitare fino al 90% dei casi

Il fenomeno delle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari è tristemente aumentato con l’arrivo di Covid-19, arrivando al punto da aver richiesto l’introduzione di una legge nazionale nel settembre 2020. Un report della Sovraintendenza Sanitaria Centrale, pubblicato il 12 marzo 2022, ha rivelato che il 40% degli operatori sanitari ha riferito di aver subìto un’aggressione. Un preoccupante dato è che il 79,26% degli operatori, medici e infermieri vittime di abusi, non ha presentato una denuncia, e che il 66% conferma di aver sentito parlare di aggressioni ai danni degli operatori. Ciò dimostra che il problema continua ad essere sottovalutato. Inoltre, il 23% sostiene di essere a conoscenza di casi di invalidità permanente o di morte a seguito di violenze nei confronti degli operatori.

Dai questionari compilati da 1.144 operatori è emerso che il 45% erano medici e il 44% infermieri, di cui un 40% hanno dichiarato di essere stati vittime di aggressioni, con 459 episodi di violenza. Le tipologie di violenza più frequenti sono le minacce (60%), seguite da percosse (20%), violenza a mano armata (10%) e vandalismo (10%). Il 49% delle violenze è commessa da un paziente, il 30% da un familiare, l’11% da un parente e l’8% da un utente in generale. È stato rilevato che tra il personale sanitario quasi un infortunio su 10 è per aggressione. Inoltre, nel 21% dei casi si parla di familiari e nel 85% di soggetti di sesso maschile.

L’aggressione in ambito sanitario, un fenomeno sottostimato

L’aggressione in ambito sanitario è un fenomeno sottostimato. Dal 2016 al 2020, l’Inail ha accertato più di 12mila casi di infortunio codificati come violenze, aggressioni, minacce e simili, con una media di 2.500 casi l’anno. I professionisti della salute sono quelli più colpiti, con il 5% dei casi di aggressione in sanità. L’emergere del Covid-19 ha fatto registrare un incremento delle violenze, come rilevato dall’Osservatorio sulle aggressioni ai medici della Croce Rossa Italiana. Le aggressioni a operatori sanitari avvengono principalmente nei pronto soccorso, seguiti dai reparti di degenza, dagli ambulatori, dai servizi psichiatrici di diagnosi e cura, dalle terapie intensive, dalle ambulanze del 118, dalle case di riposo e dai penitenziari. Tuttavia, molti operatori sanitari rinunciano erroneamente a denunciare.

La violenza sugli infermieri denunciata dal FNOPI

Un sondaggio condotto dall’Università di Tor Vergata a Roma ha rivelato che l’89,6% degli infermieri – costantemente in prima linea nel triage ospedaliero, ad esempio – è stato vittima di violenza, molestie sessuali, aggressioni verbali o telefoniche sul luogo di lavoro. In base ai dati, si può affermare che praticamente 240mila infermieri su 270mila dipendenti hanno subito un qualche tipo di violenza, anche solo verbale, nel corso della loro vita lavorativa. Considerando tutti gli atti di aggressione, il 46% è avvenuto contro infermieri e il 6% contro medici (il primo gruppo con maggiore probabilità di intercettare malati al triage, a domicilio, ecc.).

La legge contro la violenza sugli operatori sanitari

Negli ultimi anni, si può quindi affermare tranquillamente che i vari governi italiani che si sono succeduti hanno lavorato per tutelare sempre più medici e infermieri.

In prima battuta è stata emanata la tanto attesa Legge Gelli Bianco che, ricordiamo, è intervenuta per spostare il baricentro della responsabilità dei danni per medical malpractice da medico a struttura sanitaria, rendendo giustamente obbligatoria a questo proposito la sola stipula di una assicurazione colpa grave medici per i dipendenti delle strutture sanitarie.

Con la pandemia, si è reso necessario tutelare i professionisti sanitari dalle varie aggressioni: quindi non solo corsi sulla sicurezza , ma anche interventi del legislatore per inasprire le pene dei violenti. Per questo, il 24 settembre 2020 è stata emanata la Legge 113/2020, che prevede sanzioni più severe in caso di lesioni agli operatori sanitari. Inoltre è stata fissata al 12 marzo di ogni anno, la Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione della Violenza. Consulcesi, sempre in sostegno dei medici, ha creato un laboratorio legale dedicato al diritto e alla tutela in sanità. Per promuovere una visione positiva dei professionisti sanitari, è fondamentale lavorare sulla consapevolezza sociale.