Oltre 380 tonnellate di sementi di frumento per la produzione di grano da farina certificato, pari a un valore
superiore a 300 mila euro, sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza – in collaborazione con l’ICQRF – nel corso di un’operazione di contrasto alla pirateria agroalimentare e diretta alla tutela degli agricoltori e delle imprese titolari del diritto a trarre profitto dallo sfruttamento commerciale di varietà vegetali italiane ed estere protette.
L’incipit delle indagini
Fonte d’innesco della complessa attività operativa un’azione progettuale del Nucleo Speciale Beni e Servizi di
Roma – unità specializzata alle dipendenze del Comando Reparti Speciali della Guardia di Finanza – che ha
sviluppato un’analisi di rischio per prevenire i fenomeni fraudolenti nel settore della produzione delle varietà
vegetali certificate, verificando il rispetto degli obblighi in materia di commercializzazione di beni (sementi)
iscritti all’Ufficio Comunitario per le Varietà Vegetali o all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero delle
Imprese e del Made in Italy ed inviando sette segnalazioni qualificate ai Reparti del Corpo competenti per
territorio.
I controlli
È così che i finanzieri dei Comandi Provinciali di Bari e Trapani hanno riscontrato, a carico di 3 aziende di
rivendita di sementi, 2 in Puglia e 1 in Sicilia, la cessione di 6220 sacchi e confezioni di grano duro delle varietà tracciate senza aver assolto il pagamento della prevista equa remunerazione a vantaggio dei costitutori delle specie vegetali, rilevando anche miscelazioni illecite degli stessi prodotti con quantitativi di grano non
certificato.
I controlli hanno riguardato anche soggetti economici ubicati in Campania e nel Lazio e hanno portato alla
denuncia di 3 persone alle Procure della Repubblica di Bari e Marsala per il reato di fabbricazione e commercio di beni usurpando titoli di proprietà industriale. Le società fatte oggetto dei sequestri di grano duro.
LEGGI ANCHE – Controlli antidroga a Roma: sequestrati oltre 20 kg di stupefacenti e 60mila euro in contanti
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
Foto di repertorio