La continua attività di monitoraggio dei fenomeni violenti commessi nei luoghi della movida e dei locali pubblici della Provincia ha consentito al Questore di Latina, dopo l’attenta valutazione degli atti di indagine da parte dei Carabinieri di Sezze (Lt), di applicare le nuove forme di DASPO introdotte dall’ultimo “Decreto Sicurezza” riguardanti il mondo della movida e dei locali pubblici.
Sezze, DASPO per due giovani di 25 e 33 anni: i fatti
Nella circostanza è stato adottato un provvedimento nei confronti di due giovani setini, rispettivamente di 25 e 33 anni, che il 16 aprile 2023, nell’ambito di una sagra popolare in corso di svolgimento nel centro storico di Sezze e in prossimità degli stand allestiti per gli ospiti, si sono resi responsabili di un’aggressione ai danni di un giovane, procurandogli lesioni personali per poi darsi alla fuga.
La successiva attività investigativa svolta dai Carabinieri della Stazione di Sezze Romano ha consentito di identificare i due aggressori. Proprio per arginare i sempre più frequenti casi di violenza in luoghi di incontro o svago, vengono azionati tutti gli strumenti già utilizzati contro gli ultrà in ambito sportivo, come appunto quello di impedire a giovani che si rendono autori di violenze in zone con numerosi locali pubblici e ad alta frequentazione, di stazionare nelle vicinanze dei locali pubblici per un periodo da sei mesi a tre anni, in analogia appunto per i soggetti colpiti dal DASPO sportivo.
Per i due cittadini di Sezze scatta così il divieto, per il periodo di un anno, di frequentare locali pubblici o aperti al pubblico destinati alla somministrazione di alimenti e/o bevande quali pub, taverne, bar e ristoranti nonché locali di pubblico intrattenimento quali discoteche, locali notturni, locali da ballo, ed affini ricadenti nell’area del centro urbano del Comune di Sezze (Lt). In caso di violazione i destinatari rischiano la reclusione da 6 mesi a 2 anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
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