E’ accaduto di nuovo, gli agenti della Polizia di Stato nei giorni scorsi hanno fermato una FIAT 500L sulla superstrada SS.630 Sora-Cassino, con due persone a bordo, un uomo ed una donna.
I truffatori
Poiché entrambi annoveravano precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, truffa agli anziani e traffico di stupefacenti, gli agenti della Sottosezione Polizia Stradale di Cassino hanno deciso di effettuare una perquisizione veicolare e personale.
Nella tappezzeria del sedile anteriore lato passeggero, dentro una busta di patatine, vi erano occultati numerosi monili in oro, mentre nella tasca dei pantaloni dell’uomo vi erano 200 euro in contanti.
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Gli accertamenti e la truffa dell’assicurazione
Gli accertamenti ulteriori hanno permesso agli agenti di scoprire l’ennesimo raggiro nei confronti di persone anziane, riuscendo ad individuare la persona ed il luogo dell’avvenuta truffa.
Questa volta la vittima, residente in provincia di Teramo, avrebbe ricevuto una telefonata da parte di un’assicurazione che le chiedeva di pagare una somma pari a 6.000 euro, poiché la figlia aveva avuto un incidente stradale la cui controparte, a seguito di lesioni alla testa, doveva subire un intervento chirurgico, per cui era necessario pagare tale somma al fine di evitare il sequestro dell’auto ed il ritiro della patente; il tutto da consegnare ad un presunto Carabiniere in borghese in un precisato luogo e inoltre avrebbe dovuto sottoscrivere una dichiarazione di impegno a pagare in oro i danni fisici e morali patiti dalla controparte.
La donna si è presentata nel luogo stabilito, consegnando 200 euro in contanti ed alcuni preziosi in oro, per recarsi poi nuovamente a casa a cercare altro oro al fine di raggiungere la cifra richiesta, poiché quello consegnato non era sufficiente.
Fortunatamente il figlio, rientrando a casa, si è accorto subito della truffa subita dalla madre e ha sporto denuncia.
I fermati sono stati riconosciuti dalla malcapitata e, pertanto, su disposizione della Autorità Giudiziaria, sono stati arrestati e posti ai domiciliari.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
Foto di repertorio