Cronaca

Roma, degrado e illegalità in piazza Vittorio Emanuele II: i controlli

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Roma, degrado e illegalità in piazza Vittorio Emanuele II: i controlli

Lo scorso pomeriggio, i Carabinieri del Gruppo di Roma, unitamente ai colleghi del Gruppo Tutela Lavoro di Roma e quelli del Nucleo Cinofili di Santa Maria di Galeria, hanno eseguito una serie di verifiche a piazza Vittorio Emanuele II – all’interno dei giardini, nelle aree sotto i porticati e lungo le vie limitrofe – mirate al contrasto di ogni forma di illegalità e degrado. Ad esito delle attività due persone sono state arrestate, una denunciata a piede libero e altre due sanzionate. Identificate in totale 82 persone e controllati 32 veicoli.

I controlli

In manette sono finiti un cittadino italiano in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso il 5 giugno 2023 dall’Ufficio esecuzioni penali del Tribunale di Messina, dovendo espiare la pena di 4 mesi di reclusione per il reato di truffa, e un cittadino del Marocco, senza fissa dimora, sorpreso a rubare uno smartwatch all’interno di un esercizio commerciale.

I Carabinieri hanno poi denunciato a piede libero una 44enne di Tivoli fermata dal personale addetto alla sicurezza di un negozio mentre tentava di rubare un capo di abbigliamento.

I militari hanno poi eseguito una serie di verifiche presso le attività commerciali della zona ad esito delle quali un 35enne del Bangladesh, titolare di un sartoria/lavanderia, è stato sanzionato per la mancanza dei documenti circa la valutazione dei rischi ed irregolarità degli atti societari e per l’impiego di tre lavoratori senza la prescritta comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro. Per lui è scattata la multa di 6.100 euro e la notifica immediata di sospensione dell’attività.

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Sanzionato anche un 49enne cinese, titolare di una struttura ricettiva di affittacamere, per 2 posti letto eccedenti, rispetto ai 12 previsti dall’autorizzazione. Per lui è scattata la multa di 500 euro.

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.