I Carabinieri della Stazione di San Vittorino Romano hanno arrestato due uomini di 28 e 48 anni, gravemente indiziati di detenzione illegale di sostanze stupefacenti.
Controlli antidroga dei carabinieri
Su diposizione della Compagnia di Tivoli, i Carabinieri della Stazione di San Vittorino Romano hanno effettuato mirati servizi antidroga e di controllo del territorio nei popolosi quartieri romani di Castelverde, Villaggio Prenestino, Corcolle e Fosso San Giuliano, al termine dei quali sono stati tratti arrestati due uomini, trovati in possesso di un chilo di marijuana.
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I due cittadini, transitando a bordo di un costoso SUV con targa svizzera, hanno attirato l’attenzione dei militari impegnati nel servizio di prevenzione che hanno intimato loro l’ALT mentre percorrevano una delle strade dei popolosi quartieri alla periferia est di Roma.
Alla richiesta di documenti, i due uomini sono apparsi subito molto nervosi, non dando valide spiegazioni ne sul possesso del veicolo ne sui motivi della loro presenza in quella zona della Capitale. Inoltre, ad insospettire i militari ed a indurli ad un controllo più approfondito, è stato un fortissimo odore di “erba” proveniente dall’abitacolo.
La perquisizione
La conseguente perquisizione personale, confermava ciò che l’intuito investigativo dei Carabinieri operanti aveva fatto intendere. Nel bagagliaio del SUV, nascosto tra bagagli e altri vestiti, è stato rinvenuto un pacchetto di marjuana sigillato il cui peso era pari ad un chilo.
Un chilo di marijuana, sul mercato illegale, vale oltre cinquemila euro.
La successiva perquisizione presso l’albergo nel quale i due cittadini dimoravano, ha consentito di trovare anche una cospicua somma di denaro. Ovviamente, i due uomini sono stati arrestati e lo stupefacente, il denaro ed il costoso SUV, sono stati sequestrati. Presso le aule di piazzale Clodio l’arresto di entrambi è stato convalidato e, in attesa del processo, i due sono stati rimessi in libertà.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.