Come viene riportato da Circuito Lavoro, Il TFR o Trattamento di Fine Rapporto è noto anche come “liquidazione” e si tratta della prestazione economica che spetta ad un lavoratore dipendente nel momento in cui cessa il suo rapporto di lavoro. Ogni lavoratore quindi può decidere se lasciare in azienda il TFR o destinarlo a un fondo pensione complementare. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo per fare una scelta consapevole.
Come utilizzare e investire al meglio il trattamento di fine rapporto
La liquidazione è una somma che viene erogata alla fine di un rapporto di lavoro, sia che il dipendente venga licenziato per giusta causa, sia in caso di dimissioni o pensionamento. Il TFR viene calcolato sulla base di quote annuali, il cui importo aumenta con l’aumentare degli anni ed è pari alla retribuzione lorda divisa per 13,5. Sapere come si calcola il TFR ti permette di capire meglio come poterlo impiegare anche mentre lavori, senza attendere che questo ti venga liquidato al termine del rapporto di lavoro. A partire da gennaio 2007 ogni lavoratore dipendente può decidere, quindi, tra tre diverse opzioni in merito al suo TFR:
- adesione esplicita alla previdenza complementare. Se si aderisce a un fondo pensione previsto dagli accordi collettivi, il lavoratore può versare una quota aggiuntiva oltre al TFR, in modo che anche il datore di lavoro sia tenuto a versare un importo ulteriore (che viene stabilito a livello contrattuale).
- Adesione tacita alla forma complementare. In questo caso il dipendente non esprime una scelta esplicita, e quindi il TFR confluisce nella forma di previdenza collettiva, in quella scelta dalla maggior parte dei dipendenti dell’azienda o nel fondo Cometa (in assenza delle prime due).
- TFR in azienda. Nel terzo caso la liquidazione viene lasciata in azienda (se questa ha meno di 50 dipendenti). Qualora questa invece ne avesse più di 50, la liquidazione viene lasciata al fondo tesoreria INPS.
Lasciare il TFR in azienda o investirlo in un fondo pensione?
Per capire cosa conviene maggiormente e fare una scelta ponderata, è bene considerare una serie di fattori relativi al TFR, quando viene pagato al dipendente. Questi riguardano anche il rendimento:
- TFR in azienda. Ogni anno è sottoposto a una rivalutazione pari all’1,5% in misura fissa, a cui si aggiunge il 75% dell’inflazione registrata a dicembre dell’anno precedente.
- Liquidazione destinata a un fondo pensione complementare. Si possono avere rendimenti registrati sui mercati che storicamente hanno sempre battuto l’inflazione.
Aspetti fiscali legati al TFR
Nel fare questa scelta poi, è importante anche considerare gli aspetti fiscali che sono diversi per le due opzioni.
- Per il fondo pensione complementare per quanto riguarda interessi e plusvalenze l’imposta sostitutiva da pagare è pari al 20% anziché al 26% previsto per gli altri strumenti finanziari.
- Nel caso del TFR in azienda, invece, il rendimento viene tassato con un’aliquota del 17%.
Anche al momento dell’erogazione la tassazione è diversa:
- TFR in azienda: al momento in cui viene liquidato, è soggetto a una tassazione separata e la quota di TFR maturato viene moltiplicata per 12 e divisa per gli anni di servizio. Su questo viene poi applicata un’aliquota IRPEF media relativa ai cinque anni precedenti la fine del lavoro.
- TFR destinato al fondo pensione complementare: in questo caso, invece, l’aliquota è determinata dal numero di anni di iscrizione alla forma previdenziale e la prestazione è soggetta a un’imposta massima del 15% che dopo 15 anni di iscrizione decresce dello 0,3% annuo fino ad un minimo del 9%.