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Cassazione: carcere per chi cura i figli solo con l’omeopatia, condannati per omicidio colposo i genitori di un bimbo di 7 anni

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Cassazione: carcere per chi cura i figli solo con l'omeopatia

La Cassazione, orientamento nuovo: rischiano il carcere i genitori che curano i figli solo con l’omeopatia anche in casi gravi. Condannati per omicidio colposo la madre e il padre di un bambino di 7 anni di Ancona morto a causa di una otite bilaterale.

Il comunicato stampa dello Sportello dei Diritti

Rischiano una condanna penale, in questo caso per omicidio colposo i genitori che curano i bambini solo con l’omeopatia, rischiando l’aggravarsi della malattia o il decesso. È quanto stabilito dalla Corte di cassazione che, con la sentenza 35895/23 pubblicata in data 29 agosto 2023, ha respinto il ricorso di una coppia di Ancona che aveva curato il figlio senza antibiotici e tachipirina, provocandone la morte per una otite degenerata.

Il piccolo, originario di Cagli (Pesaro) era seguito da tre anni da un medico omeopata di Pesaro, ai quali i genitori si erano affidati. Il piccolo Francesco, di 7 anni era stato ricoverato dal 24 maggio nella rianimazione dell’Ospedale Salesi di Ancona per un’otite curata con l’omeopatia e non con gli antibiotici, che ne aveva compromesso le funzioni vitali. Il piccolo si era ammalato di otite bilaterale: i genitori non si sono rivolti alla pediatra di famiglia, la dott. Rosera Falasconi, ma al dottor Mecozzi, che avrebbe visitato il piccolo in due occasioni, consigliando ai familiari una terapia a base di preparati omeopatici.

Francesco però peggiorava, era sempre più debole, con la febbre che andava e veniva. Fino alla notte del 23 maggio, quando ha perso conoscenza: a quel punto il padre e la madre l’hanno portato nell’ospedale di Urbino, dove una Tac ha rivelato gravi danni al cervello. I sanitari hanno disposto il trasferimento nell’ospedale pediatrico ‘Salesi’, dove, alle 4 del mattino del 24 maggio, è stato tentato un intervento chirurgico per la rimozione dell’ascesso cerebrale.

E’ cominciata anche una terapia antibiotica d’urto, ma le condizioni cliniche del bimbo non lasciavano più speranza. I genitori del bambino dopo la morte hanno congiuntamente dato il consenso al prelievo degli organi.

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Gli Ermellini hanno disatteso la tesi con la quale la difesa ha tentato di smontare l’impianto accusatorio sostenendo che il ragazzino, a un certo punto della cura omeopatica, era perfino migliorato e aveva ricominciato a giocare. Per gli Ermellini, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “La condotta omissiva tenuta dai genitori della vittima abbia contribuito concausalmente alla verificazione dell’evento mortale, atteso che, per come logicamente esplicato dai giudici di merito, sarebbe stato sufficiente recarsi in ospedale ovvero rivolgersi ad uno specialista otorinolaringoiatra o alla pediatra, come avvenuto in passato per identiche otiti sofferte dal bambino, tutte curate con somministrazione di antibiotici, per evitare la realizzazione dell’evento letale. D’altro canto, la stessa mamma ha, implicitamente, confermato tale conclusione, sostenendo che ove si fosse rivolta alla pediatra questa le avrebbe certamente impartito la cura antibiotica, come da lei in quel momento non voluto.”

Foto di repertorio