Il mese di settembre, si sa, è uno dei più difficili per i lavoratori: ferie finite e nel futuro la prospettiva di un intero anno di lavoro, urgenze e scadenze. Lo stress e la cattiva salute mentale rimangono problemi persistenti sul posto di lavoro, È un argomento di cui si parla molto, ma il dibattito rimane acceso su quanto si stia effettivamente facendo per favorire il benessere mentale in azienda. Tra poco sarà la giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre), un’occasione per riflettere su quanto in ambito lavorativo si stiano o meno facendo dei progressi in questo senso.
Secondo il sondaggio People at Work 2023 dell’ADP® Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2mila lavoratori in Italia), il 42% dei lavoratori del Lazio pensa che il proprio datore di lavoro non stia facendo nulla per promuovere una salute mentale positiva.
Il 15,5% pensa che invece sia attivo soprattutto tramite il dialogo, favorendo una comunicazione continua e costante, il 13,4% dichiara come il proprio datore di lavoro favorisca dei giorni di ferie per il benessere personale (per esempio in molte multinazionali il giorno del compleanno corrisponde a un giorno di ferie regalato), il 10,5% dichiara come nella propria azienda sia in vigore il diritto di disconnessione da mail e messaggi fuori dall’orario di lavoro, mentre secondo il 7,1% vi sono vere e proprie pause stabilite per la gestione dello stress (esempio stanza zen, meditazione, palestra,…).
Alla domanda “hai mai la sensazione che il tuo lavoro sia influenzato negativamente dallo stress?” il 57,6% ha risposto “si”. Di questi, il 25% lamenta di non essere in grado di svolgere il lavoro al meglio delle proprie capacità mentre il 33% lamenta di avere continuamente necessità di staccare con piccole pause.
Il 49,6% dichiara poi come i colleghi siano un forte sostegno.
Per quanto concerne lo stress, il 16% degli intervistati afferma di sentirsi stressato giornalmente, l’8,4% 4-6 volte a settimana, il 21% 2-3 volte a settimana, una volta al mese un altro 7,6%.
Tra le cause di stress non solo il carico di lavoro ma anche l’insoddisfazione. Il 20,6% dei laziali afferma infatti di non sentirsi soddisfatto della propria posizione, più di uno su cinque. Le cause principali sono tre: per il 40,8% il problema è la mancanza di avanzamenti di carriera, per il 30,6% il proprio lavoro non è più stimolante e il 26,5% lamenta il fatto di avere avuto un aumento delle responsabilità che non è combaciato con un aumento di stipendio.
Secondo Marcela Uribe, General Manager ADP Southern Europe:
“Una cultura dell’attenzione alla salute mentale sul posto di lavoro è incredibilmente preziosa sia per i datori di lavoro sia per il personale. Quando le persone si sentono al sicuro e supportate, è molto più probabile che facciano un lavoro migliore, diminuisca l’assenteismo e si respiri più ottimismo, tutte cose che favoriscono la produttività. Iniziative come quella di offrire programmi di assistenza ai dipendenti potrebbe suggerire che i datori di lavoro stiano finalmente razionalizzando e formalizzando le attività di supporto al benessere dei dipendenti, anche esternalizzandole. Tuttavia, devono anche integrare questo tipo di supporto nelle pratiche lavorative quotidiane e istruire e formare i manager su come affrontare lo stress e i problemi di salute mentale nel proprio team“.
Ricordiamo che sono indennizzabili tutte le malattie di natura fisica o psichica la cui origine sia riconducibile al rischio del lavoro, incluse depressione e ansia del lavoratore (Cassazione Civile, Sez. Lav., 11 ottobre 2022, n. 29611). Si riconosce così il ruolo dell’azienda nell’insorgenza di disturbi come ansia e depressione. Ne consegue che ogni forma di tecnopatia che possa ritenersi conseguenza di attività lavorativa risulta assicurata dall’Inail, anche se non è compresa tra le malattie tabellate o tra i rischi tabellati, dovendo, in tale caso, il lavoratore dimostrare soltanto il nesso di causa tra la lavorazione patogena e la malattia diagnosticata.
“Depressione, ansia e malessere mentale sono quindi oramai considerate malattie che possono essere causate anche da un cattivo ambiente lavorativo, o da un eccessivo carico. È fondamentale che il benessere mentale dei lavoratori diventi una priorità per tutti i datori di lavoro, pena una perdita di produttività, ma anche reputazionale, che potrebbe essere davvero dannosa” conclude Uribe.