Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’associazione Codici in merito agli arresti per usura eseguiti a Palestrina, in provincia di Roma.
Arrestati due uomini per usura: il comunicato di Codici
Con l’accusa di usura, estorsione aggravata, porto abusivo di arma e lesioni personali aggravate in concorso, i Carabinieri hanno arrestato due uomini a Palestrina (Roma).
Le indagini sono partite nel febbraio scorso in seguito al ferimento di un uomo nella frazione di Carchitti, accoltellato alla gamba sinistra. Il movente, come ricostruito dagli investigatori, è la mancata restituzione di un prestito di 5mila euro, elargito nel novembre 2022 e su cui era stato applicato un tasso d’interesse pari al 400%.
“Nel giro di poche settimane – sottolinea Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, la cifra da restituire è salita a 21mila euro. È facile intuire come il peso di quel debito sia diventato insostenibile. Come associazione siamo impegnati nella lotta all’usura, sempre più diffusa a causa del difficile contesto economico. Seguiremo anche questo caso, ma intanto cogliamo l’occasione per rinnovare un appello che non ci stancheremo mai di ripetere: non bisogna rivolgersi agli usurai. Anche quando il prestito viene proposto come un favore da amico, bisogna stare alla larga e rimanere nella legalità. Non c’è niente di amichevole. È solo un modo per agganciare la vittima, che poi si trova in balia degli strozzini, in alcuni casi senza scrupoli, come dimostra questa vicenda che arriva dalla provincia romana”.
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L’associazione Codici seguirà questo caso ed ha predisposto un esposto alla Procura della Repubblica competente. Intanto prosegue l’azione di assistenza legale rivolta alle vittime di usura ed a chi si trova in una condizione di sovraindebitamento. È possibile richiedere aiuto al numero 065571996 o all’indirizzo [email protected].
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
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