Cronaca

Operazione “Stazioni sicure”: ecco cosa emerge dai controlli a Roma

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Due persone arrestate; 3 persone indagate, 3221 controlli effettuati, 457 i bagagli ispezionati, 158 operatori impiegati e 58 scali ferroviari interessati. Questo è il bilancio dell’attività del Compartimento di Polizia Ferroviaria per il Lazio nell’ambito dell’Operazione “STAZIONI SICURE”, svolta nella giornata di ieri, promossa su scala nazionale dal Servizio Polizia Ferroviaria ed incentrata sul rafforzamento delle attività di controllo straordinario del “territorio ferroviario”.

Operazione “Stazioni sicure”: ecco cosa emerge dai controlli della Polizia Ferroviaria per il Lazio

Tanti i controlli a persone e bagagli al seguito, in particolare presso la Stazione di Roma Tiburtina e nella Stazione di Roma Ostiense dove sono stati allestiti due punti di visibilità della Polizia Ferroviaria.

Nello scalo di Roma Termini gli uomini della Squadra Giudiziaria hanno tratto in arresto un cittadino straniero responsabile del reato di furto. L’uomo, è stato notato dagli agenti aggirarsi con aria sospetta tra i viaggiatori e lo hanno colto sul fatto quando si è messo in fila tra i fruitori di un pulmann turistico asportando il portafoglio con destrezza dalla tasca dei pantaloni alla  persona in fila avanti a lui; gli agenti nei pressi lo hanno bloccato e tratto in arresto.

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Inoltre un trentaseienne italiano è stato rintracciato ed arrestato dalla pattuglia della Polizia Ferroviaria di Roma San Pietro. L’uomo, a bordo di un convoglio giunto nello scalo, si era impossessato della borsa di una viaggiatrice e si dava alla fuga; il personale della Polizia avvisato dalla vittima e dal capotreno si poneva alla ricerca dell’autore rincorrendolo nei pressi  dello scalo. Raggiunto e bloccato dagli agenti presso la piazza antistante la Stazione FS di San Pietro è stato tratto in arresto e la refurtiva dopo il recupero è stata restituita alla donna.


Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.