Nella giornata del 20 settembre 2023, gli investigatori del Commissariato Distaccato di Tivoli, coordinati dal “Gruppo uno” della Procura tiburtina, hanno eseguito nei confronti di un cittadino italiano di 21 anni, la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del dispositivo di elettronico di controllo (cd. braccialetto).
Tale provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Tivoli su richiesta di questa Procura della Repubblica, si è reso necessario poiché l’uomo, incensurato, è gravemente indiziato dei reati di violenza sessuale, lesioni personali aggravate e atti persecutori nei confronti della fidanzata, cittadina italiana 26enne, con la quale ha avuto una relazione sentimentale durata poco più di due mesi.
Le intimidazioni
In questo breve periodo, l’indagato, vantando una fantomatica appartenenza alla criminalità organizzata, per motivi di gelosia ha sottoposto la donna ad una condotta possessiva e controllante, poi l’ha seviziata con violenze e costrizioni, minacciando di far del male a lei e ai suoi genitori qualora l’avesse lasciato o denunciato.
Le pesanti intimidazioni poste in essere dall’indagato, che millantava conoscenze malavitose, hanno terrorizzato la vittima che, completamente assoggettata all’uomo ha subito in silenzio ogni tipo di brutalità, quali violenze fisiche, sputi sul volto, colpi di bottiglia, lesioni con una lametta sino a dover sopportare per ben due volte tentativi di strangolamento. In diverse occasioni la vittima è stata costretta a consumare rapporti sessuali contro la sua volontà per le continue minacce di ulteriori violenze fisiche.
L’indagato, che le aveva anche sottratto una collana, un braccialetto, il sussidio di disoccupazione, voleva costringerla anche a rubare oggetti d’oro ad una sua amica. Sono state proprio le amiche della vittima ad accorgersi che quella relazione aveva qualcosa di “anomalo” poiché la ragazza, fin dall’inizio della sua relazione amorosa, piano piano si era sempre più allontanata da loro adducendo ogni tipo di giustificazione.
Sui social aveva smesso di interagire con diversi amici, soprattutto quelli di sesso maschile, cancellando le varie fotografie nelle quali era in compagnia dei suoi compagni; anche le varie chat della donna, con le quali interagiva con le sue amiche, erano passate nella diretta gestione del fidanzato, che evidentemente, aveva il pieno controllo del telefono cellulare, degli account e dei “profili social” della ragazza.
Leggi anche: Tivoli, per anni esercita violenza fisica e psicologica nei confronti della moglie, arrestato
La reazione coraggiosa della fidanzata: sporgere denuncia
La vittima è stata dunque supportata e spronata dalle sue amiche, che seppur non ancora a conoscenza del tenore delle violenze subite, l’hanno convinta a porre fine alla relazione e lasciare il suo aguzzino. La donna ha quindi organizzato in un parco l’incontro con il fidanzato al quale doveva esternare la sua volontà di terminare il rapporto, sorvegliata a distanza dalle sue amiche. L’indagato però, alla guida dell’auto della ragazza, non si è diretto nel parco ma in una località isolata nel comune di Guidonia Montecelio dove, ancora una volta, l’ha picchiata con pugni allo stomaco, minacciandola di “ammazzarla” e di “buttarla dentro le cave” se lei lo avesse lasciato.
Poi l’ha accompagnata sotto la sua abitazione dove la ragazza, approfittando di una sua distrazione, è riuscita a fuggire con l’autovettura fino ad arrivare a casa dove, ancora terrorizzata e dolorante per i colpi ricevuti, ha trovato la forza di raccontare tutto ai suoi genitori e alle sue amiche che nel frattempo l’avevano cercata ovunque; questi, dopo aver recepito il drammatico racconto della vittima, si sono attivati immediatamente fotografando tutte le lesioni sul corpo ed accompagnandola presso il pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli dove, dopo le medicazioni è stata dimessa con diversi giorni di prognosi. Poi la vittima si è rivolta al Commissariato di P.S. Tivoli dove ha sporto denuncia.
Gli investigatori durante la preliminare attività d’indagine, hanno acquisito numerose testimonianze e fonti di prova incontrovertibili che hanno consentito al PM della Procura di chiedere ed ottenere dal GIP del Tribunale di Tivoli, l’emissione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari con applicazione del dispositivo elettronico di controllo (cd. braccialetto).
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
Foto di repertorio