Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Comitato residenti Colleferro.
“Artena e Cori attendono il Tar sulla Fassa Bortolo”: il comunicato stampa del Comitato residenti Colleferro
Il prossimo 25 ottobre il Tar del Lazio discuterà in Camera di Consiglio il ricorso presentato dal Comune di Cori contro la Regione Lazio per ottenere “l’annullamento previa sospensione cautelare” del provvedimento (PAUR) che autorizza la società Fassa Bortolo srl ad ampliare la sua produzione.
Contro il rilascio dell’autorizzazione regionale il Comitato residenti Colleferro, al fine di impedire il disconoscimento di fondamentali diritti costituzionali dei cittadini, ha presentato un intervento ad adiuvandum sugli impatti sanitari ed ambientali che si registreranno anche nei Comuni vicinori e sugli aspetti di dubbia correttezza presenti nel procedimento di approvazione dell’autorizzazione.
Il progetto di bruciare scarti industriali di tipo legnoso risale al 2018 e prevede l’ampliamento della produzione a caldo di prodotti del cemento con un nuovo forno di calcinazione a ciclo continuo da alimentare con rifiuti di legno e un nuovo impianto per la produzione di idrato di calcio
La società non ha programmato di sostituire gli impianti originari ma di aggiungerne di nuovi per farli lavorare in parallelo e alternati, per produrre 400 t/g di ossido di calce (in zolle).
In particolare la messa in esercizio dell’impianto comporta: l’incremento dei punti di emissione in atmosfera da 7 a 30 (oltre il quadruplo); l’incremento del traffico dei mezzi pesanti (58 mezzi al giorno), con utilizzo dei caselli autostradali di Colleferro e Valmontone; l’incremento dell’uso dell’acqua, estratta per la produzione, dal pozzo in uso nella misura di 400 metri cubi al giorno, volumi insostenibili in un’area soggetta a crisi idrica; l’incremento della cubatura costruita, addirittura superando il vincolo dei 150 metri dal fosso Scatavasso, che risulta essere censito come acqua pubblica; l’incremento del rischio di esondazione anche nel rispetto della distanza legale dal fosso Marta; l’incremento nello scarico delle acque reflue.
La ASL ed il Dipartimento di Epidemiologia convocate non si sono espresse ed il loro parere favorevole è stato dato per acquisito, nonostante sia noto che in materia ambientale è inammissibile procedere con la presunzione giuridica. Si doveva inoltre valutare l’impatto sanitario perlomeno per acquisire il quadro epidemiologico dell’area ed effettuare la Valutazione di incidenza rilevante (VINCA).
Il Comune di Artena non ha esercitato alcuna sollecitazione nei confronti della ASL e rilasciando parere favorevole all’ampliamento ha rinunciato di fatto alla tutela giuridica della salute pubblica ed ai principi di sviluppo sostenibile, che si traducono in una iniziativa economica privata che non rispetta il vincolo di non creare danno alla salute e all’ecosistema.
Dal momento in cui la notizia è diventata pubblica non si parla d’altro ed i cittadini hanno costituito il “Comitato uniti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute” allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sia sulla carenza di istruttoria e sulle caratteristiche tecniche del progetto, sia sulle sue conseguenze sanitarie ed ambientali, come i danni all’economia agricola del territorio ed il peggioramento della qualità dell’aria.
Di particolare gravità è anche la violazione in cui sono incorse le Amministrazioni comunali – di Artena e Cori – circa l’obbligo di coinvolgere i cittadini del territorio. Per 5 anni gli Amministratori locali non hanno informato il Consiglio comunale e la cittadinanza, che lo ha “scoperto” all’inizio dell’estate, addirittura dopo la pubblicazione del provvedimento di autorizzazione da parte della Regione.
Artena non è proprio un Comune di “vetro” e virtuoso (come ha dimostrato la vicenda dell’impianto di biogas della società Green Park), semmai pronto a schierarsi con gli interessi privati dell’industria operante nel suo territorio, rinunciando a tutelare il prevalente bene primario della salute della comunità.
Inoltre è stata completamente pretermessa la circostanza che l’impianto si trova nel SIN “Valle del Sacco” ed era quindi doveroso valutare l’impatto cumulativo del progetto. In un caso simile – Italcementi Colleferro – il progetto della società non è stato approvato anche per tale motivo.
La battaglia legale entrerà nel vivo con l’ordinanza cautelare, sul cui esito c’è molta attesa da parte dei comitati locali che non stanno trascorrendo questo lasso di tempo nell’ozio, ma dedicandolo ad iniziative pubbliche e all’approntamento di ogni strumento tecnico utile a difendere il territorio. Ulteriore tempo sarà speso a definire le azioni, da costruire attraverso il confronto e la condivisione con le realtà locali.
Ina Camilli, rappresentante Comitato residenti Colleferro