Nel pomeriggio del 26 ottobre 2023, a Tivoli (RM), gli Agenti del pool specializzato nella violenza di genere e minori del Commissariato Distaccato di P.S. Tivoli – Guidonia, sotto la direzione dei magistrati dal Gruppo uno della Procura tiburtina che si occupano del contrasto alla violenza di genere, hanno dato esecuzione alla misura cautelare coercitiva in carcere nei confronti di un 56enne, poiché gravemente indiziato del reato di atti persecutori “stalking” aggravato nei confronti dei propri familiari e con l’utilizzo di strumenti informatici.
Tale provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Tivoli su richiesta della Procura della Repubblica, si è reso necessario poiché l’uomo, sin dal 2021, ha posto in essere una serie di condotte moleste e minatorie nei confronti del fratello, causandogli “un perdurante e grave stato di ansia e paura, ingenerando un fondato timore per la sua incolumità e costringendolo a modificare le proprie abitudini di vita”.
Nella quotidianità della vittima, oramai, non più tollerabili sono risultati i continui messaggi con minacce di morte, anche tramite post pubblicati su Facebook. Frequenti anche gli appostamenti da parte dell’indagato nei pressi della scuola dei propri nipoti, figli minori del fratello.
Il tutto in un crescendo di atteggiamenti aggressivi e ossessivi sino al culmine dell’ennesima condotta, quando alcuni giorni fa l’uomo si è fatto trovare nei pressi della palestra frequentata dai nipoti, minacciando suo fratello con un’ascia.
All’episodio sono conseguite, quale allarmante escalation, ulteriori minacce di morte nei confronti del familiare e della sua famiglia che hanno generato una concreta sensazione di panico in tutto il nucleo familiare, compresi gli stessi anziani genitori dell’indagato.
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L’attività d’indagine e le fonti di prova raccolte hanno permesso alla Procura della Repubblica di Tivoli di chiedere ed ottenere dal GIP del Tribunale, l’emissione del provvedimento restrittivo; nell’ordinanza emessa il Giudice evidenzia come “la reiterazione delle condotte…in danno della persona offesa, che, con tutta evidenza, connotano la personalità dell’indagato come prevaricatrice e rivelatrice dell’incapacità di reprimere le pulsioni lesive della altrui integrità fisica e psicologica, rendono concreto e attuale il pericolo che l’indagato, ove non contenuto, perseveri nella realizzazione delle condotte criminose a lui addebitate o commetta altri delitti della stessa specie di quello per il quale si procede…”.
A sostegno dell’esigenza di irrogazione della misura custodiale in carcere il Gip ha ritenuto che “la graduale escalation delle condotte intimidatorie lascia presagire che, ove non contenuto, l’indagato possa passare alle vie di fatto, portando a compimento le continue minacce proferite nei confronti dei familiari”.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
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