STADIO ROMA, BERDINI ILLUSTRA ALLA PISANA LA POSIZIONE DEL CAMPIDOGLIO
Via libera al complesso solo se conforme al piano regolatore. Ma per numerosi consiglieri il progetto originario è occasione di sviluppo per la città.
Il Comune è favorevole allo stadio della As Roma a Tor di Valle, con annessi esercizi commerciali, ma per un totale di 63 mila metri quadrati complessivi, che produrrebbero una cubatura conforme al piano regolatore. Altrimenti la società sportiva dovrà guardare a un’altra area della Capitale. Questa la posizione che Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica in Campidoglio, ha espresso oggi pomeriggio in audizione nella sesta commissione del Consiglio regionale del Lazio. Regione presso la quale è in corso la conferenza dei servizi, destinata a chiudersi entro i primi di marzo 2017.
Si tratta di una conferenza “decisoria” – la prima dopo la legge Madia – sostitutiva di ogni altra decisione nella quale la Regione è coinvolta, come ricordato dall’assessore regionale Michele Civita (anche lui audito dai consiglieri regionali), perché richiede una variante urbanistica. Infatti la metratura prevista è superiore di più del doppio rispetto al piano regolatore generale. Una conferenza che qualche consigliere oggi si è chiesto se abbia senso mandare avanti dopo il “no” espresso da Berdini rispetto al progetto complessivo.
La variante urbanistica c’è ed è gigantesca, secondo Berdini. Cosa che renderebbe discutibile la scelta dell’area rispetto alla bontà complessiva del progetto. La Regione inoltre sarebbe stata generosa nei confronti della società, consentendo di consegnare la documentazione in tempi che metteranno in difficoltà gli uffici comunali. Punto dolente del progetto, poi, lo smaltimento delle acque tramite idrovore – l’area sarebbe particolarmente soggetta a rischi esondazione del fiume – poiché il Comune sarebbe chiamato a spendere circa nove milioni.
C’è quindi la questione del ponte: la Roma deve usare quello già in progetto e prossimo all’appalto (ponte dei Congressi). Altro problema il trasporto, visto che quello su ferro dovrebbe essere garantito da una modifica alla linea B, che però aumenterebbe i tempi di percorrenza dei lavoratori diretti all’Eur. Anche lo svincolo autostradale non può essere sostenuto dall’amministrazione comunale: tre voci che assommano a complessivi 140 milioni di euro circa. Altro costo che il Campidoglio non può sostenere è quello dei parcheggi, specie per la loro manutenzione. Il gap che divide il progetto dagli intendimenti del Comune ammonterebbe così a circa 220 milioni di euro complessivi, sempre secondo l’assessore.
Molti consiglieri regionali hanno sottolineato che – come è stato lo stadio della Juventus per Torino – tale opera, nelle proporzioni di cui al progetto, può rivestire un’enorme importanza anche per lo sviluppo economico della città. Dopo il no alle olimpiadi e alla metropolitana, lo stadio della Roma resterebbe l’unica grande opera in programma per la Capitale. Non è però dimostrabile, ha replicato Berdini sulla base di esperienze passate della città, che lo stadio possa risollevare la città.
Un progetto, hanno annotato diversi consiglieri, ormai avviato dalla precedente amministrazione sul quale non si potrebbe fare marcia indietro. Anche il parco previsto, poco meno grande di Villa borghese, è stato considerato un punto a favore. Non è mancato chi ha fatto notare che c’è una dichiarazione di interesse pubblico che deve essere esplicitamente revocata dalla nuova amministrazione comunale se si intende porre delle limitazioni pesanti come quelle prospettate da Berdini. L’ultima parola sarebbe quindi della Regione. Ci si è poi chiesti se una posizione così netta sia stata notificata nei medesimi termini alla società, visto che questa si è dichiarata soddisfatta dai recenti incontri con il Comune. A tale domanda Berdini ha però risposto affermativamente nella sua replica.
Da altri settori della commissione è stato osservato che la contrarietà del Campidoglio non è sullo stadio, ma sul progetto complessivo e sulla sua scarsa sostenibilità da parte della cittadinanza. In quale modo si possa modificare in sede di conferenza dei servizi l’orientamento favorevole espresso dal comune in passato è un’altra domanda che ci si pone.
Il margine di modifica del progetto da parte della conferenza di servizi, ha chiarito l’assessore Civita a conclusione dell’audizione, è costituito solo da lievi modifiche; i termini concessi alla Roma per la presentazione della documentazione non sono stati dilazionati, poiché la Roma ha già presentato i documenti necessari. I parcheggi sono necessari e comunque non sono quelli determinanti ai fini dell’incremento della cubatura. In mancanza di convinzione sull’interesse pubblico del progetto, il consiglio comunale lo deve dichiarare chiaramente. Infatti, la variante urbanistica è di competenza comunale e, qualora sia adottata, la conferenza decisoria non può che prenderne atto.