I Carabinieri della Stazione di Labico coadiuvati da quelli dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Colleferro, ieri mattina, hanno arrestato un 41enne romano, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
I fatti
L’uomo si è presentato presso l’Ufficio Postale di Labico con l’intenzione di attivare due carte di credito prepagate, esibendo un documento d’identità alla dipendente dell’ufficio postale. La dipendente insospettita dalla genuinità del documento ha avvertito il direttore che, a sua volta, ha allertato i Carabinieri.
I militari, una volta arrivati sul posto, hanno bloccato l’uomo mentre stava tentando di allontanarsi con un complice, un 30enne anch’egli di Roma, in attesa all’esterno dell’Ufficio ed hanno accertato che la carta d’identità riportava l’effige fotografica dell’indagato ma riportava false generalità.
LEGGI ANCHE – Labico, 54enne sottoposto al divieto di avvicinamento verso l’ex: continui pedinamenti e persecuzioni
Entrambi sono stati condotti in caserma, identificati e una volta cristallizzata l’intera vicenda per il 41enne sono scattate le manette ai polsi per possesso di documento di identità contraffatto, mentre entrambi sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per tentata truffa.
Nei confronti del 41enne romano, su specifica proposta dei Carabinieri di Labico al Questore di Roma, è stata irrogata la misura di prevenzione del rimpatrio con foglio di via obbligatorio, con divieto di ritorno nel comune di Labico (RM) per anni due.
Segui il canale Casilina News su WhatsApp: https://whatsapp.com/channel/0029VaDO6JhGOj9ulKYaCj1E
Il Gip del Tribunale di Velletri, questa mattina, ha convalidato l’arresto dell’uomo, rimettendolo in libertà con l’applicazione della doppia misura cautelare personale obbligo di dimora nel comune di Roma e di presentazione in caserma in attesa del processo.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
Foto di repertorio