Riportiamo di seguito il comunicato stampa di Non Una di Meno.
25 novembre 2023
Giornata internazionale contro la violenza di genere
Transfemministə ingovernabili contro la violenza patriarcale
ROMA Circo Massimo ore 14:30
“Non dimentichiamo che è del fascismo questo slogan: Famiglia e sicurezza”
Carla Lonzi
Sabato 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, Non Una di Meno chiama la marea in piazza per l’ottavo anno consecutivo, con più rabbia che mai. Quest’anno il movimento transfemminista sarà in due città che rappresentano bene l’urgenza di questo momento storico: Roma e Messina, per permettere a più persone possibile di partecipare e organizzarsi contro la violenza patriarcale!
Dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 100 casi di femminicidi e transcidi, e anche le aggressioni omolesbobitransfobiche e razziste sono sempre più numerose (dati Osservatorio nazionale NUDM).
La mobilitazione nazionale del 25 novembre non vuole essere una commemorazione delle vittime di femminicidio ma un punto di concentrazione della rivolta alla violenza strutturale che colpisce le nostre vite. Non un momento rituale, quindi, ma la precipitazione di una mobilitazione quotidiana – nelle scuole, nei posti di lavoro, nei quartieri, al fianco dei centri antiviolenza femministi e transfemministi – che con il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin si sta riversando in cortei spontanei nelle piazze di tutta Italia (link fb eventuale raccolta passeggiate).
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Il governo Meloni ha prodotto un contrasto solo formale e sensazionalistico a questi fenomeni, inasprendo le pene, strumentalizzando gli stupri di Palermo e Caivano, militarizzando il linguaggio e i territori considerati “problematici” a causa della povertà e della marginalità sociale, evidenziando ed accrescendo un antimeridionalismo sempre più feroce e discriminatorio. Il governo tace invece sulle misure reali per il contrasto alla violenza, come il reddito di autodeterminazione, l’allargamento dei criteri di assegnazione per le case popolari e, più in generale, le garanzie per il diritto all’abitare, sottraendo fondi ai servizi e al welfare svincolati dalla famiglia, e centrati sulla libertà di scelta.
La legge sulla educazione all’affettività annunciata da Valditara – assolutamente inadeguata per come è concepita – torna ad essere in queste ore terreno di dibattito politico tra governo e opposizione. Ciò che vediamo è che le forze di destra e conservatrici, in aperta complicità con i gruppi anti-gender e anti-scelta, sferrano attacchi continui contro l’educazione alle differenze, all’affettività e al consenso nelle scuole.
L’accesso all’aborto continua a essere ostacolato e negato. Nei territori dilaga l’obiezione di coscienza con una media del 70% di personale obiettore. La sanità pubblica, d’altra parte, viene smantellata da decenni, compromettendo l’accesso alla salute riproduttiva, sessuale e ai percorsi di affermazione di genere. Lo stesso governo ha portato avanti un attacco spietato alle famiglie omogenitoriali fomentando l’omofobia e legittimando le discriminazioni. Mentre il nuovo pacchetto sicurezza introduce il carcere per le donne incinte con l’intento esplicito di colpire le donne rom.
In questo quadro, il governo partecipa in prima fila e finanzia l’escalation bellica, con la produzione e invio massiccio di armi, nonché tentativi di moltiplicare le basi militari. La guerra è la manifestazione più totalizzante della violenza patriarcale, per questo, e più che mai, siamo al fianco del popolo palestinese. Non ci sono margini di ambiguità in questa storia di colonialismo, razzismo e violenza, tesa a cancellare il territorio palestinese e, soprattutto, il suo popolo.
Di fronte a tutto questo saremo ingovernabili, poiché l’unico cambiamento possibile è a partire dalla rivolta permanente, nelle case, nelle strade, sui luoghi di lavoro, ovunque!
Foto di repertorio