Cronaca

Ostia, condomini esasperati dai cattivi odori: scoperto ristorante abusivo

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Esquilino, ristruttura attività commerciale e abbandona rifiuti per strada: multato

Avevano allestito una vera e propria cucina abusiva all’interno di un appartamento, preparando cibi per la consegna a domicilio in un ambiente malsano e senza rispettare alcuna norma igienico sanitaria.

Ostia, cucina abusiva in un appartamento. Interviene la Polizia di Roma Capitale

Una famiglia, di nazionalità egiziana, è stata sanzionata dalla Polizia di Roma Capitale a seguito di una serie di accertamenti di natura ambientale in un palazzo di viale dei Romagnoli.

I cattivi odori e i rumori molesti, diffusi in alcuni casi anche in tarda notte, avevano esasperato gli abitanti di un condominio.

Gli agenti del X Gruppo Mare hanno così avviato una serie di accertamenti che hanno portato alla scoperta dell’attività illegale.

Un giro di affari di migliaia di euro al mese, generato dalla preparazione di decine di pasti che ogni giorno venivano consegnati tramite un servizio di delivery a domicilio, presso abitazioni private o attività commerciali della zona. Proventi a cui venivano sommati anche sussidi di disoccupazione e Reddito di Cittadinanza, pari a circa 25.000 euro l’anno.

Al termine delle indagini, svolte su delega della Procura di Roma, il capofamiglia, un uomo di 71 anni, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per indebita percezione di erogazioni pubbliche, immissione di fumi e odori molesti e intollerabili in abitazioni residenziali private, conservazione degli alimenti in locali sudici ed infestati.

A carico della famiglia sono state elevate inoltre sanzioni amministrative per circa 10.000 euro. 

Alle verifiche hanno partecipato anche agenti del GSSU (Gruppo Sicurezza Sociale Urbana) della Polizia di Roma Capitale e personale dei NAS dei Carabinieri per la propria esclusiva competenza in materia di igiene alimentare.

Foto di repertorio


Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.