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Ardea/Pomezia – Contrasto alla violenza e alla discriminazione, Adiantum: “Proponiamo protocolli d’intesa senza distinzioni”

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Riceviamo e pubblichiamo:
La scelta di due Comuni, come quelli di Ardea e Pomezia, di avviare un percorso unitario contro la violenza, è sicuramente una iniziativa positiva.
ADIANTUM condanna qualsiasi forma di prevaricazione e sostiene apertamente la necessità inderogabile di sanzionare duramente – e se possibile prevenire –  ogni tipo di violenza, senza alcuna distinzione della vittima in quanto ad età, genere, etnia, orientamento sessuale, religione, ceto sociale.
Convinti sostenitori del concetto nobile di “persona” come portatrice di diritti inviolabili, crediamo che tale concetto in un’ottica democratica non possa contemplare discriminazioni fra minori ed adulti, donne ed uomini, etero ed omosessuali, atei e cattolici, etc..
Allo stesso modo crediamo che gli EELL debbano prendere posizione contro il concetto ampio di “persona vittima di violenza”, qualunque sia la violenza, chiunque ne siano autori e vittime.
A livello istituzionale temiamo che qualsiasi scelta orientata dall’ideologia presenti un vizio di costituzionalità, laddove effettui una distinzione in categorie di cittadini ed identifichi i reati nei confronti di una categoria come maggiormente meritevoli di attenzione, tutela e prevenzione rispetto ad altre categorie.
Continuiamo a sottolineare la necessità di una forte azione di contrasto al fenomeno della violenza in quanto tale, e sorge il legittimo dubbio sul perché identiche contromisure non debbano essere previste per la violenza, oltre che su una donna in quanto donna, anche su un minore in quanto minore, su un/una omosessuale in quanto omosessuale, su un/una ebreo/a in quanto ebreo/a, su un/una disabile in quanto disabile, su un/una immigrato/a in quanto immigrato/a, su un/una meridionale in quanto meridionale … la lista è infinita ed attraversa trasversalmente ogni credo religioso, ogni convinzione politica, ogni discendenza etnica, ogni piccola e grande appartenenza fino a toccare la violenza negli stadi, ove un tifoso viene accoltellato proprio “in quanto tifoso” dell’opposta fazione.
Se è giusto che esista il numero 1522 per assistere le vittime femminili di violenza in generale e stalking in particolare, è tuttavia lecito chiedersi perché non esista un 1523 per il disabile aggredito dal branco, un 1524 per il clandestino sfruttato dal caporalato, senza dimenticare un call-center dedicato alle violenze subite dai minori.
Infatti, relativamente ai miniri, esiste Telefono Azzurro, ma è una struttura privata che ha ritagliato un proprio spazio nel vuoto istituzionale.
Rivolgiamo un appello ai comuni di Ardea e Pomezia affinchè estendano, con la firma di uno specifico protocollo, la sensibilizzazione istituzionale al concetto di “persona vittima di violenza”.