Premierato, arriva il primo sì dal Senato: ma cosa significa e quali sono le modifiche previste dalla riforma voluta dall’attuale Governo, guidato da Giorgia Meloni.
Il Senato ha approvato la prima versione della riforma del premierato: questo significa che ora il testo dovrà passare alla Camera, che potrà apportare ulteriori modifiche ed integrazioni, e alla votazione a maggioranza relativa. Qualora non venissero raggiunti i 2/3 dei consensi, potrebbe essere richiesto un referendum.
Ma vediamo più nel dettaglio cosa comporterebbe la riforma del Premierato.
Premierato, i punti salienti della nuova riforma approvata dal Senato
La prima, grande modifica allo stato attuale delle cose è l’elezione diretta del premier, a suffragio universale, che avrebbe un mandato di 5 anni rinnovabile una sola volta. In altre parole, non sarà più il Presidente della Repubblica a nominare il Presidente del Consiglio dei Ministri: in questo modo, si elimina anche la possibilità della formazione di governi tecnici.
Il Premier dimissionario potrebbe proporre lo scioglimento delle Camere e verrebbe abolito il semestre bianco del Presidente della Repubblica, che una volta per legislatura potrebbe chiedere la formazione di un nuovo governo.
Verrebbe abolita la nomina di senatori a vita, riservata solo agli ex Presidenti della Repubblica.
Sarebbe abolita anche la controfirma del governo in una serie di atti del presidente della Repubblica, quali:
- la nomina del presidente del Consiglio,
- la nomina dei giudici della Corte Costituzionale,
- la concessione della grazia e la commutazione delle pene,
- il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum,
- i messaggi al Parlamento
- il rinvio delle leggi alle Camere.
Diversi sono i nodi da sciogliere: si ricorda che, comunque, il ddl dovrà passare alla Camera: tra questi, la percentuale di voti necessari al candidato premier per essere eletto, come funzioneranno le elezioni (tra schede e voto degli italiani all’estero), la garanzia della maggioranza parlamentare in entrambe le Camere.
Autonomia differenziata, è legge: ecco cosa prevede
Giunge dopo una lunga maratona notturna l’approvazione della Camera, dopo l’ok del Senato, il via libera al ddl Calderoli: 172 i voti favorevoli, 99 i contrari e un astenuto.
Il testo, che prevede 11 articoli, definisce le procedure legislative e amministrative per definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento.
Premierato e Autonomia differenziata, le parole di Giorgia Meloni
L’attuale Premier, Giorgia Meloni, si esprime così sul Premierato e sull’Autonomia Differenziata:
“Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco i tre cardini del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato alla Camera. Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della Nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Avanti così, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini”.
“La riforma sul Premierato passa in Senato. Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”.
Le critiche dalle opposizioni
Dure le critiche dalle opposizioni: riportiamo le parole di Giuseppe Conte ed Elly Schlein.
In un post pubblicato sui propri canali social, Giuseppe Conte (Movimento Cinque Stelle) scrive: “SPACCANO L’ITALIA COL FAVORE DELLE TENEBRE. Sono le 7.39: da ieri e per tutta questa notte stiamo contrastando la maggioranza decisa ad approvare, in questa seduta fiume alla Camera, il disegno di legge Spacca-Italia, che condanna il Sud e le aree più in difficoltà del Paese al peggioramento delle proprie condizioni riguardanti la sanità, l’istruzione, i trasporti. Continueremo a contrastarli in tutti i modi: in Parlamento e nelle piazze”
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Così invece Elly Schlein (Partito Democratico): “Ci hanno tenuto tutta la notte in Parlamento pur di approvare l’Autonomia Differenziata e brandire lo scalpo del Sud prima dei ballottaggi. E così Fratelli d’Italia si piega all’antico sogno secessionista della Lega. Suggerirei che a questo punto cambiassero il nome in Brandelli d’Italia. O Fratelli di mezza Italia, visto che la stanno spaccando in due. Continueremo a batterci contro l’autonomia differenziata e il premierato insieme alle altre opposizioni, come abbiamo fatto ieri sera in una piazza unitaria e pienissima”.
Foto di repertorio