Cronaca

Cassino, aggredisce e maltratta la madre: nei guai una donna

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Cassino, aggredisce e maltratta la madre: nei guai una donna

Nel pomeriggio di ieri personale della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Cassino ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di una misura cautelare personale, emessa dal Gip presso il Tribunale di Cassino su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di una donna ritenuta responsabile della fattispecie di maltrattamenti in famiglia poiché, mediante ripetute aggressioni verbali e fisiche, rendeva la vita insostenibile alla propria madre.

La vicenda

Più precisamente alla stessa è stata applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, con la prescrizione di mantenere una distanza non inferiore a 500 metri dai luoghi abitualmente frequentati dal soggetto passivo ed, in particolare, dall’abitazione dove lo stesso vive e dal luogo dove svolge attività lavorativa, anche mediante l’applicazione del c.d. braccialetto elettronico.

Le indagini sono state avviate dagli investigatori del Commissariato di P.S. di Cassino a seguito di dichiarazioni raccolte dalla vittima in diversi interventi effettuati dalla pattuglia Volante.

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Gli elementi raccolti sono apparsi immediatamente di rilevante gravità: la donna, quasi quotidianamente, maltrattava la madre convivente, prospettandole mali futuri, mettendole le mani al collo, sottraendole le chiavi della macchina e di casa, ingenerando in lei un profondo stato di ansia e paura per la sua incolumità al punto da sentirsi costretta ad abbandonare la propria abitazione e rifugiarsi dai parenti.

Con il passare del tempo la vittima ha tuttavia compreso di non riuscire più a gestire le violenze della figlia, circostanze che hanno ravvisato la necessità di impedire all’indagata, mediante adeguato presidio cautelare disposto dall’Autorità Giudiziaria, di reiterare le condotte criminose delle quali viene ritenuta responsabile.

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

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