Cronaca

Roma Termini, intervengono per sedare una lite: aggrediti due vigili

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Roma Termini intervengono per sedare lite

Nel primo pomeriggio di ieri, 16 luglio 2024, appena fuori dallo scalo ferroviario di Roma Termini, in Via Principe Amedeo una pattuglia del gruppo SPE (Sicurezza Pubblica Emergenziale) ha notato un capannello di persone che cercavano di contenere la furia aggressiva di un 30enne, rivolta nei confronti di un altro uomo.

Roma Termini, intervengono per sedare una lite: aggrediti due vigili. La vicenda

Alla vista degli agenti, il 30enne, con numerosi precedenti per reati in materia di stupefacenti, contro il patrimonio e risultato poi recidivo per reati di resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale, ha opposto l’ennesima resistenza al fermo.

Condotto presso gli uffici di Via Macedonia, grazie all’ausilio di altre pattuglie del GSSU, qui si è abbandonato all’ennesima violenta aggressione nei confronti dei caschi bianchi romani, ferendone due, rispettivamente medicati presso gli ospedali Vannini e San Giovanni, con una prognosi di 5 e 3 giorni.

Trasformato il fermo in arresto, per l’uomo vi è stata udienza di convalida questa mattina presso il Tribunale di Piazzale Clodio.

La nota del SULPL

Sull’episodio intervenuta una nota del SULPL (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale), che in una nota del Segretario Romano Marco Milani rende noto:” Ennesimo episodio di intervento su criminalità Urbana da parte della Polizia Locale di Roma Capitale ed e nesima aggressione ai nostri agenti. Appena venerdì scorso 30 giorni di prognosi per una nostra collega impegnata nel contrasto alla mala movida. É un dato di fatto come siamo le Polizie Locali ad essere la presenza prevalente per le strade delle grandi metropoli e come, di conseguenza, ricada su di esse la gran parte del peso della cosiddetta sicurezza percepita. Il pieno riconoscimento dello status di Forza di Polizia, sebbene ad ordinamento Locale non appare più procrastinabile, le nostre donne ed i nostri uomini meritano medesime garanzie e tutele dei colleghi delle forze dell’ordine”, concludono dal Sindacato.

Foto di repertorio


Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

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