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Fiuggi, nuove proteste nel Centro di Accoglienza

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A Fiuggi nuovamente proteste nei centri di accoglienza

Nuove proteste nel Centro di Accoglienza a Fiuggi, in provincia di Frosinone. Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di USB migranti in merito alla vicenda.

Il comunicato stampa

Si moltiplicano, in questa estate torrida, le proteste dei residenti dei Centri di Accoglienza: giorni fa spontaneamente decine di residenti di un Centro di Accoglienza di Fiuggi, in provincia di Frosinone, sono andati in questura a denunciare la condizione di difficoltà che vivono all’interno della struttura residenziale.

Gli stessi residenti hanno poi chiamato i delegati di USB migranti, e ieri hanno organizzato un’assemblea per discutere sulle condizioni di difficoltà nella struttura.

Come abbiamo detto migliaia di volte il sistema dell’accoglienza, peggiorato dal governo Meloni, è ormai al collasso: la riduzione dei fondi per la gestione dei centri, i diversi decreti e provvedimenti volti a rendere irregolari centinaia di migranti, la ricerca del profitto da parte delle società a cui vengono affidati i campi, ci raccontano di una situazione ormai insostenibile.

Ciò che troviamo, ovunque andiamo, è sovraffollamento nelle strutture, carenze nei servizi, ma soprattutto non rispetto dei tempi previsti dalla legge per la valutazione e per il rilascio delle documentazioni necessarie a migliaia di persone per uscire dalla invisibilità; solo questa estate, infatti, è successo ad Acate (RG), a San Gervasio (PZ), a Roseto (TE), a Latina e oggi a Fiuggi (FR).

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In questa condizione, determinata dall’Unione Europea e dai Governi italiani degli ultimi 30 anni, si ripetono casi di sfruttamento, di lavoro nero, di precarietà e di tragedie: basti ricordare quelle di  Dauda Diane, scomparso in Sicilia più di un anno fa, a Satnam Singh e Dalvir Singh, morti di lavoro a Latina, o a Belmaan Oussam, morto in un CPR gestito dallo Stato, a San Gervasio.

Tutto ciò avviene nel contesto in cui l’economia italiana ha necessità di lavoratori per coprire attività produttive, dove i lavoratori stranieri sembrano essere indispensabili per il Made in Italy, mentre la popolazione residente diminuisce per il basso numero di nascite e viene attenuata solamente dalla presenza di cittadini stranieri.

È ora che tutti i lavoratori stranieri e i residenti in attesa di regolarizzazione, ormai si parla di un milione di persone, comprendano che solo con un grande movimento di lotta potranno riconquistare diritti e dignità; nell’Italia che si autocelebra come patria dei diritti e della democrazia: la realtà è ben altra.

Prepariamoci per un autunno di lotte per rivendicare i propri diritti.

Unione Sindacale di Base 


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