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CRC: “Minerva e discarica Colleferro: una nuova pagina di storia con molte incognite”

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dal Comitato residenti Colleferro, garantendo come sempre il diritto di replica.

Il comunicato stampa

Un articolo di stampa nei giorni scorsi ci ha informato che la Regione, rispettando la tradizione di pubblicare determinazioni di “peso” durante le ferie agostane, ha destinato al consorzio Minerva scarl € 451.239,80 per il reintegro dei costi sostenuti per i dipendenti in servizio presso la discarica di colle Fagiolara per il periodo 2022-2023 (D.R. 19 luglio 2024, n. G09687, BUR 8.8.2024).

Anche questa volta i riflettori sono puntati sulle vicende amministrative del consorzio e della discarica, entrambi a gestione pubblica, per cercare di comprendere quali ripercussioni hanno le machiavelliche manovre sui cittadini contribuenti, alla luce della “perizia giurata attestante la previsione dei costi di esercizio della discarica per l’esercizio finanziario 2024”, di cui abbiamo acquisito copia.

Il consorzio svolge attività di raccolta di rifiuti urbani e spazzamento per i 10 Comuni soci e dal 2022 ha rilevato il ramo di azienda della discarica di colle Fagiolara e ne cura la gestione.

Tra i Comuni soci figurano Capranica prenestina, che ha solo 351 abitanti e dista da Colleferro, sede del consorzio, circa 30 km, ed il Comune di Genazzano, in dissesto finanziario, che ha un arretrato verso il consorzio di € 326,000, esposizione che potrebbe avere effetti negativi sugli interinali di Minerva.

La discarica negli anni è stata al centro di provvedimenti “urgenti” e di erogazione di fondi pubblici per la gestione della sua corpulenta sagoma a forma di cammello, trasformata da due gobbe interne – una da intestare al Sindaco Sanna e l’altra all’Assessore Calamita – e un invaso non ancora colmato.

Dopo quasi 5 anni l’attuale gestore – il consorzio Minerva – non ha messo in sicurezza e adempiuto a tutte le prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) sulla gestione del sito “ivi incluse le attività inerenti la chiusura della discarica e la fase di post-gestione”.

E’ la Regione a scrivere che il procedimento amministrativo unico regionale (PAUR) è ancora in itinere, nonostante si sia conclusa la terza Conferenza di servizi, anche per quanto riguarda il progetto per implementare e valorizzare la rete di captazione del biogas e l’impermeabilizzazione provvisoria dell’invaso di discarica, lavori fermi sebbene già autorizzati.

Non solo dunque colle Fagiolara non è chiusa e ancora non la chiudono, ma continua a produrre fiumi di percolato non adeguatamente gestito e biogas non captato ed immesso in atmosfera con un insostenibile impatto climalterante. Incomprensibile se si considera l’impegno di spesa da parte della Regione di € 24.000.000 più € 234.350,50 (totale € 24.234.350,50), finalizzato a garantire la fase di fine gestione operativa e post-operativa.

Dal rendiconto prodotto da Minerva per gli anni 2022-23 risulta che i costi per il personale amministrativo, per gli addetti in servizio (5 unità) ed ulteriori costi per le attività ordinarie di gestione operativa della discarica ammontano ad € 451.239,80.

Minerva ha messo a disposizione della discarica personale “compartito”, manovrando risorse e dipendenti dei due rami di azienda con una certa disinvoltura, per far fronte alle insufficienze delle unità addette alla gestione di colle Fagiolara.

Il costo degli operatori di Minerva impiegati per la  discarica è di € 108mila per il  2022 e di € 164mila   per   il   2023.   Invece   per   il personale   amministrativo (compartito), che  si  occupa quota parte della discarica, il costo totale per i due anni è di € 178mila, quindi circa 90mila € l’anno, senza che si possa ricavare quanti amministrativi lavorino per gestire le poche unità della discarica.

Dalla relazione si evince che l’enorme costo del personale compartito si avvicina di molto al costo dei dipendenti effettivi del ramo discarica, nel senso che costano più gli amministrativi del ramo discarica che gli operatori del suddetto ramo.

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Inoltre, se tali unità sono state distolte dai servizi amministrativi ed impiegati nel ramo discarica allora questa parte di costi deve essere detratta da quelli generali, con una riduzione dei costi del personale previsti nel Piano economico finanziario (PEF) e della Tari per i Comuni serviti da Minerva, visto che la Regione ha rimborsato il consorzio per € 451.239,80.

Per tale pagamento peraltro il consorzio ha utilizzato fondi afferenti ad un diverso ramo d’azienda, non finanziato dalla Regione, eseguendo una imputazione non corretta, che abbiamo verificato esaminando la perizia giurata.

Dalla stima risulta che l’ammontare del fabbisogno finanziario del ramo di azienda relativo alla gestione post mortem della discarica per il 2024, rispetto alle previsioni progettuali iniziali, è di € 2.200.000,00.

Questa operazione, come molti altri passaggi poco trasparenti, porta dritto dritto a domandarsi fino a che punto la costituzione di Minerva, dopo l’affondamento di Lazio Ambiente spa, sia stata una manovra economicamente sostenibile, considerata la sua endemica mancanza di solidità finanziaria (capitale sociale esiguo), con conseguenze appunto sulle maestranze, e la dipendenza dal bilancio della Regione, che costringe la dirigenza di Minerva ad una faticosa rincorsa per ottenere fondi.

Tutte questioni che dovrebbero essere poste dai Consiglieri dei Comuni consorziati i quali, in realtà, qualunque sia il loro coloro politico, non hanno alcuna volontà di affrontarle ed informare i cittadini.

Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro


Foto di repertorio