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Frosinone, deposito incontrollato di rifiuti: individuato il responsabile

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Frosinone – La Polizia Locale di Frosinone e il Nucleo dei Carabinieri Forestali di Frosinone, nell’ambito dell’attività di controllo del territorio per l’accertamento degli illeciti ambientali, hanno rinvenuto un deposito incontrollato di rifiuti, anche speciali, in Via Vetiche.

Gli accertamenti

Gli accertamenti successivi hanno evidenziato una gestione dei rifiuti non autorizzata con stoccaggio dei rifiuti stessi su area agricola e non impermeabilizzata.

Il soggetto responsabile dell’illecito è stato deferito all’Autorità Giudiziaria e dovrà rispondere del grave reato ambientale, previsto e punito dall’articolo 256 del Testo Unico Ambientale. Lo stesso, inoltre, sarà chiamato a bonificare, a proprie spese, l’area interessata.

Le dichiarazioni

“La Polizia Locale, sotto il coordinamento del comandante Dino Padovani, svolge quotidianamente controlli su viabilità, commercio e tutela ambientale, consapevole della rilevanza di quest’ultimo tema per la salute pubblica, il decoro urbano e la sicurezza del territorio – ha dichiarato il Sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli –  Chi si rende responsabile di reati ambientali compromette l’impegno della cittadinanza e dell’Amministrazione nel mantenere Frosinone pulita e decorosa, mettendo a rischio la salute di tutti. Il ringraziamento dell’Amministrazione e della comunità – ha concluso Mastrangeli – va rivolto quindi alle donne e agli uomini della Polizia Locale e del Nucleo dei Carabinieri Forestali di Frosinone per l’importante operazione svolta per la tutela del territorio, a beneficio della collettività”.

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“L’Amministrazione comunale mantiene alta l’attenzione sulla tutela ambientale – ha dichiarato il vicesindaco e assessore all’ambiente Antonio Scaccia  – L’abbandono indiscriminato di rifiuti inquina, degrada il territorio e incide negativamente sulla qualità della vita. Il Comune di Frosinone continuerà ad adottare ogni misura necessaria per contrastare questi comportamenti illeciti e difendere l’ambiente in cui viviamo”.


Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

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