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Roma, aggrediscono e rinchiudono quattro medici in una stanza: paura al San Camillo

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Roma – Personale sanitario aggredito nel tardo pomeriggio di ieri, 5 marzo 2025, presso il San Camillo.

Roma, aggrediscono e rinchiudono con forza quattro medici in una stanza: paura al San Camillo, ecco cosa è successo nel tardo pomeriggio di ieri

Stando ad una prima ricostruzione di quanto avvenuto, alcuni parenti di un degente avrebbero aggredito e rinchiuso in una stanza quattro medici.

Necessario l’intervento delle Forze dell’Ordine, che hanno impedito che la situazione potesse degenerare.

Di seguito, riportiamo la denuncia del sindacato UGL Salute

“Condanniamo con la massima fermezza l’aggressione al personale sanitario avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri presso l’Ospedale San Camillo di Roma” dichiarano Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute e Lucia Bellistri, referente della UGL Salute del nosocomio capitolino.

“Pretendendo di ricevere dei documenti riservati alcuni parenti di un degente hanno rivolto insulti e minacce a quattro medici in servizio e rinchiudendoli poi con forza in una stanza. È servito l’intervento delle Forze dell’ordine per evitare che l’episodio degenerasse. Apprezziamo la decisione del Direttore Generale del San Camillo Angelo Aliquò di voler procedere ad una denuncia formale alle autorità competenti.

È quello che ogni Azienda dovrebbe fare al verificarsi di aggressioni ai danni del proprio personale. Resta però aperto il tema della sicurezza dei professionisti. Il prossimo 23 aprile saranno passati due anni dalla morte della psicologa Barbara Capovani, brutalmente aggredita da un paziente con una spranga nell’ospedale di Pisa.

Da allora ad oggi le violenze ai danni del personale sanitario si sono moltiplicate confermando l’assoluto corto circuito che separa molti cittadini da chi opera giornalmente per garantire loro assistenza e cure. Per evitare nuove tragedie bisogna applicare con fermezza gli strumenti giuridici legislativi a diposizione, accelerare la riapertura in tutti gli ospedali italiani, dove non sia già avvenuta, dei posti fissi di pubblica sicurezza aperti 24 ore su 24 e dare forza ai supporti tecnologici, come videosorveglianza e braccialetti antiaggressione in dotazione al personale. Non c’è più tempo da attendere”, concludono i sindacalisti.

Foto di repertorio

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.