Ciociaria – Inquinamento atmosferico a Frosinone e provincia: riportiamo di seguito il comunicato stampa e i dati del Circolo Legambiente “Il Cigno” di Frosinone APS.
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Il comunicato stampa e i dati sull’inquinamento atmosferico in Ciociaria
Il dibattito pubblico sull’annosa questione dell’inquinamento atmosferico a Frosinone sembra essersi focalizzato negli ultimi mesi su una diatriba circa l’attendibilità e la rappresentatività dei dati delle concentrazioni di PM10 nella centralina ARPA di via Puccini.
Le recenti dichiarazioni del Sindaco Mastrangeli, che a più riprese ha lamentato l’ubicazione a suo dire infelice della centralina, che sovrastimerebbe il carico inquinante della città, hanno inopinatamente spostato l’attenzione dalla roadmap per liberare il capoluogo ciociaro dai veleni che ne attanagliano l’aria alla domanda su quanto sia realmente inquinata la città.
Sembra quasi come se, se non fosse per i dati delle sole PM10 misurate dalla stramaledetta stazione di rilevamento dello Scalo, la qualità dell’aria di Frosinone sarebbe quella di una ridente cittadina di provincia in cui tutti vorrebbero vivere. Purtroppo per noi, le cose non stanno affatto così: che Frosinone e la Valle del
Sacco soffrano di un grave problema di inquinamento da polveri sottili è suffragato da una molteplicità di
dati che non è possibile minimizzare. Imbastire spericolati castelli nel tentativo di screditare le statistiche che
indicano Frosinone come una delle città più inquinate d’Italia (la più inquinata se si prende in esame il
parametro del numero di giorni di sforamento delle PM10 in una centralina) è un esercizio goffo quanto
inutile.
Di più, rischia di essere pericoloso, perché diretto a minimizzare la portata del problema e quindi dei suoi pesanti impatti sulla salute.
La rete di rilevamento di ARPA Lazio è fonte di un’ampia varietà di informazioni, adeguatamente validate, che i decisori politici sono chiamati ad interpretare e valutare in relazione al loro impatto sanitario. Da più di un decennio in Ciociaria la discussione ha preso unicamente in esame i valori di PM10. Eppure è ben noto che il particolato fine misurato con le PM2,5 (chiamato anche frazione respirabile) è fonte di rischi sanitari significativamente maggiori delle PM10, proprio a causa delle dimensioni inferiori delle particelle che le
permettono di penetrare più in profondità nell’albero respiratorio e persino di migrare nel torrente sanguigno.
Su questa base, a seguito di una revisione sistematica degli studi scientifici le autorità sanitarie hanno dovuto rivalutare la pericolosità del particolato atmosferico giungendo a definire limiti di esposizione per le PM2,5 decisamente inferiori a quelli ritenuti accettabili per le PM10. Ricordiamo che, secondo le stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, le morti attribuibili all’esposizione al PM2,5 nel 2022 in Italia sono state 48.606 (vedi tabella in calce).
Per tale ragione, la Direttiva (UE) 2024/2881 relativa alla qualità dell’aria ambiente, al fine di allineare gli
standard europei con i recenti orientamenti dell’OMS al più tardi entro il 2050, oltre ad abbassare a 10 µg/m3
il limite per la media annuale delle PM2,5, a partire dal 2030, ha stabilito di fissare il valore limite giornaliero
di 25 µg/m3 da non superare più di 18 volte nell’anno civile.
Ebbene, esaminando i dati prodotti dall’inizio del 2025, emerge che nella centralina di viale Mazzini è già
stato superato il numero massimo di sforamenti annuali del limite giornaliero per le PM2,5. Se le concentrazioni attuali dovessero quindi persistere e la situazione non dovesse migliorare nei prossimi cinque anni, Frosinone risulterebbe dunque fuorilegge anche per le PM2,5, facendo così evaporare la tesi secondo cui il problema smog sarebbe riconducibile alle sole PM10 e risulterebbe circoscritto alla sola parte bassa della città.
Peraltro, se si applicasse la normativa al 2030 al dato 2024, anche sulla media annuale Frosinone registrerebbe un superamento, con 12 µg/m3 contro un massimo di 10.
La rilevanza del dato sui livelli di PM2,5 non può che rafforzarsi se si prendono in esame i risultati delle altre tre centraline ARPA che misurano questo parametro: oltre a Frosinone Mazzini, Ferentino, Cassino e Fontechiari. Se infatti quest’ultima, con un solo sforamento nel 2025, può ben essere considerata rappresentativa dei valori di fondo di un’area poco antropizzata, suscitano seria preoccupazione i dati di Cassino (38 sforamenti) e Ferentino (41 sforamenti), indicativi di un inquinamento diffuso di livello elevato che fa sentire i suoi effetti anche oltre i mesi critici di gennaio e febbraio. In particolare, la vicinanza della centralina di Ferentino con quella di Frosinone testimonia che è la Valle del Sacco nel suo insieme ad essere pesantemente affetta da elevate concentrazioni di particolato sottile.
Questi dati indicano chiaramente che è necessario accantonare ogni tentativo strumentale di decontestualizzare il problema smog con il fine di ridurne la portata. Il popolo inquinato non smetterà di chiedere ai decisori politici azioni incisive e coraggiose per il miglioramento della qualità dell’aria, con la messa a terra di un programma coordinato di interventi che ponga al centro l’elettrificazione dei trasporti e dei sistemi di riscaldamento, la transizione verso una mobilità sostenibile e a zero emissioni, accanto a una repressione non episodica delle violazioni delle norme sul risanamento della qualità dell’aria.
Non si tratta di pretese che scaturiscono da un inesistente “ambientalismo ideologico” ma semplicemente di dover ristabilire il diritto inalienabile di respirare senza correre il rischio di essere avvelenati.
Foto di repertorio