Attualità

Frosinone, Klopman: gli indiani chiedono 6 mesi per saldare le pendenze

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin

Si è tenuta all’interno dell’aula del consiglio comunale di Frosinone la riunione di confronto tra la proprietà indiana della Klopman, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, e i capigruppo di maggioranza e di minoranza, allo scopo di acquisire ulteriori elementi in ordine ai cambiamenti in atto nella compagine societaria, alla guida di una delle più importanti industrie che ricadono sul territorio frusinate.

La proprietà indiana, dopo aver confermato la presenza della escussione del pegno sulle azioni da parte di una banca di Bombay, e la probabile vendita a breve del pacchetto societario, ha però ribadito la volontà di tentare di definire le proprie pendenze verso l’istituto di credito, chiedendo alla politica, e in primis all’amministrazione comunale, di intervenire per ottenere una moratoria di almeno sei mesi, per evitare la cessione immediata delle quote in favore di una cordata europea, molto probabilmente di origine francese.

Il sindaco Ottaviani, unitamente ai consiglieri comunali presenti, ha sottolineato come la politica, sia locale che nazionale, debba necessariamente rimanere fuori dalle querelle tra gruppi finanziari, soprattutto laddove buona parte del riassetto societario avvenga fuori dai confini italiani.

Ottaviani, infine, ha aggiunto: “Il Comune di Frosinone vigilerà attentamente affinché vengano evitati scippi in danno delle imprese presenti sul territorio, pericolosi per la produzione e per centinaia di lavoratori e addetti del settore, poiché non saranno tollerate operazioni di pirateria, come quella che ha condotto, qualche anno fa, alla chiusura e allo smantellamento della Videocolor, mattone dopo mattone, con la connivenza colpevole di buona parte della classe dirigente politica, sindacale e industriale dell’epoca.

La Klopman rappresenta, ormai, un pezzo di storia e di identità della nostra cultura industriale e non possiamo permetterci il lusso di assistere supinamente ad ulteriori mortificazioni del nostro tessuto economico”.