Riceviamo e pubblichiamo:
«Sarebbe stato apprezzabile oltre che ossequioso della verità se il sindaco Colizza, nel suo articolo a divulgazione del perfezionamento normativo sul depuratore «Valle dei Morti» di via Antonio Vivaldi a Marino, avesse ricordato che tutti i passaggi precedenti l’autorizzazione ad operare rilasciata oggi dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, sono stati curati dalle precedenti Amministrazioni. Una piccola dimenticanza, di importanza, però, estremamente rilevante a livello comunicativo e di immagine».Si esprime senza mezzi termini Stefano Cecchi sulla notizia della concessa autorizzazione al nuovo depuratore diffusa da Palazzo Colonna in questi giorni.
«Il provvedimento che permette al Comune di Marino di risultare a norma con quanto previsto in materia di sversamento di acque reflue – sottolinea l’esponente del gruppo civico Costruiamo il Decentramento – nasce con l’Amministrazione Palozzi agli inizi del suo primo mandato. Fu allora che, in conseguenza della chiusura dell’impianto da parte della Procura perché sottodimensionato – ricorda Cecchi, allora delegato ai rapporti con Acea Ato 2 – per risolvere la questione ci impegnammo affinché il gestore del servizio idrico integrato indirizzasse importanti investimenti al nostro territorio. Il depuratore venne ammodernato, il territorio su cui insiste ampliato, raddoppiata la capacità dei cittadini equivalenti. Il tutto nel rispetto delle nuove tabelle di scarico. Costo dell’operazione 6 milioni di euro circa. La Provincia, ente in quel periodo delegato al rilascio dei nulla osta operativi nel settore – informa -non concesse la tempestiva autorizzazione in quanto si sarebbe dovuto risanare prima un dissesto idrogeologico ai piedi del ponte ferroviario della linea Albano-Roma in zona Castel de’ Paolis creatosi in conseguenza delle copiose acque meteoriche provenienti anche dai comuni limitrofi. Da qui una conferenza di servizi finalizzata alla progettazione del risanamento alla quale presero parte, oltre a Marino, anche i rappresentanti dei comuni vicini, Provincia, Ferrovie dello Stato, Acea Ato 2 e, naturalmente, Regione Lazio, ente superiore al quale affidarsi per le risorse finanziarie necessarie. Tutto – conclude Cecchi – era stato istruito per arrivare all’autorizzazione finale. Sono compiaciuto che, oggi, il sindaco Colizza possa aver ufficializzato la conclusione di questo annoso problema».
Un percorso di investimenti da parte di Acea Ato 2 sul territorio, quello ricordato da Cecchi, che passa anche attraverso il raddoppio del depuratore di Cave di Peperino e la costruzione di una premente che da Cava dei Selci, il cui depuratore era saturo, convogliasse le acque sull’impianto di Santa Maria delle Mole. Per altri 6 milioni di euro. «Senza contare – fa sapere ancora – la futura soppressione del depuratore di Dallas a Frattocchie con una nuova condotta fognaria verso Santa Maria delle Mole già iniziata.». Impegno ci fu anche da parte di Palazzo Colonna, come ricordato da Cecchi, con la fognatura circumlacuale che, partendo dal lago, investe il territorio delle Mole di Castel Gandolfo, una piccola parte del territorio di Albano, le frazioni marinesi Due Santi, Fontana Sala e Castelluccia per arrivare a Santa Maria delle Mole per mezzo di un sollevamento costruito dietro la Cantina Sociale Gotto d’Oro.