LA PRIMA, LA MIGLIORE
“Oggi, nella patria della nostra giovinezza camminiamo come viaggiatori di passaggio. Gli eventi ci hanno consumato siamo divenuti accorti come mercanti brutali come macellai noi siamo più spensierati
ma atrocemente indifferenti, sapremo forse vivere nella dolce terra ma quale vita?”
Volgendo lo sguardo agli spettacoli che dal 2003 a oggi hanno realizzato, ci accorgiamo che il conflitto, con noi stessi e con la realtà circostante, è stato e continua a essere il motore della nostra ricerca. Le dinamiche, i mutamenti e le opportunità da questo prodotte e derivate, sono attrazioni irresistibili verso cui tendiamo come attori, autori ed esseri umani.
L’occasione questa volta è quella del centenario del primo conflitto mondiale che sconvolse l’Italia, l’Europa e il pianeta intero. E’ incredibile come studiando un evento accaduto ormai tanto tempo fa ci si senta coinvolti da situazioni e sensazioni che sembrano raccontare la nostra contemporaneità.
Ed allora la condizione di una generazione “perduta” per un’ideologia criminale, propagandata a tutto spiano, la distanza fra il popolo e chi lo governa, il cambiamento epocale ed il conseguente smarrimento esistenziale, diventano metafore per raccontare la nostra condizione, il nostro tempo nel nostro paese.
L’idea agli artisti è venuta qualche anno fa leggendo il romanzo confessione “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di E.M. Remarque. L’autore in maniera lucida e feroce racconta di popoli lanciati uno contro l’altro, per odio e per orgoglio ed al contempo riflette e fa riflettere sulla situazione di depressione e disperazione che avvolge senza tregua la società ieri come oggi.
Di qui è iniziata una indagine, storico-letteraria, ancora in atto, che mescola le materie di interesse, dal politico al sociale, dall’economico all’artistico, fornendo una contaminazione di linguaggi, stili ed argomentazioni in cui è sempre più interessante avventurarsi per proseguire il nostro cammino di ricerca, la nostra avventura alla scoperta di chi siamo, di chi siamo stati e di chi potremo un giorno divenire.
“Vengano i mesi e gli anni, non mi prenderanno più nulla. Sono tanto solo, tanto privo di speranza che posso guardare dinanzi a me senza timore. La vita, che mi ha portato attraverso questi anni è ancora nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla, non so. Ma finché dura, essa si cercherà la sua strada, vi consenta o non vi consenta quell’essere, che nel mio interno dice “io”. ”
Nel 2001 Gianfranco Berardi, attore pugliese non vedente, lavorando nella produzione “Viaggio di Pulcinella alla ricerca di Giuseppe Verdi” di e con Marco Manchisi, incontra sulla scena l’attrice Gabriella Casolari, emiliana, con la quale inizierà un percorso che, dopo varie esperienze con diverse realtà produttive di calibro nazionale ed internazionale nel settore teatrale, cinematografico e radiofonico, convoglierà a maggio 2008 nella Compagnia Berardi Casolari.
La poetica espressa dal gruppo appartiene a quella branca teatrale generalmente riconosciuta come teatro contemporaneo ed in particolar modo affonda le sue radici in quella corrente detta “nuova drammaturgia”.
La compagnia, infatti, fino ad oggi ha sempre messo in scena opere originali di drammaturgia contemporanea, scritte dagli stessi Berardi, Casolari
Testo e regia: Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
con Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari e Davide Berardi
Una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
Dal 24 al 29 gennaio 2017
ROMA – Teatro dell’Orologio, via de’ Filippini 17/A
INFO
INFO BIGLIETTERIA
intero: 15 euro
ridotto: 12 euro (tesserati Teatro dell’Orologio, Arci, Bibliocard,
Metrebus, Interclub, Over 65)
under25/univeristari: 8 euro
ridotto compagnia: 10 euro
gruppi superiori a 5 persone: 10 euro
operatori: 5 euro