Smetto quando voglio Masterclass è il seguito ufficiale del film che diede una bella boccata d’aria allo stantio cinema italiano. Leggiamo la recensione del numero 2 per scoprire se questo sequel merita di essere visto nelle sale.
Il film originale di Sidney Sibilia sbalordì grazie a poche ma semplici idee. In primi l’azzeccatissima scelta del cast, grazie anche ad alcuni artisti già consolidati nella serie tv Boris e a giovani di contorno molto bravi. Ogni attore fa bene il proprio ruolo, ha sfaccettature psicologiche tutto sommato profonde e l’empatia con il pubblico si crea sin da subito. La trama è legata all’attualità (giovani laureati che non vengono considerati per il loro valore in Italia) e sono costretti a reinventarsi sfruttando i loro cervelli nel mondo dell’illegalità. Una sceneggiatura svelta e appassionante (che ha saputo prendere spunto sapientemente dalle serie tv americane). Dialoghi azzeccati e scene divenute ormai cult. Soprattutto, a funzionare è stato il cinismo che ha fatto della pellicola una sana eccezione nel panorama della commedia italiana divenuta ormai omologata, in cui la fanno da padrone facili sentimenti e attori più belli che bravi. Scopriamo insieme una breve sinossi della pellicola e la recensione di Smetto quando voglio Masterclass (letteralmente, a lezione dai maestri).
LA TRAMA
La banda dei ricercatori torna a ricostituirsi grazie alla proposta di una poliziotta. La donna offre al “boss” Pietro Zinni uno sconto di pena e la revisione della fedina penale sua e dei complici in cambio di un piccolo favore. Il gruppo dovrà ricostituirsi e tornare in libertà per scovare le nuove smart drugs considerate ancora legali poiché non ancora scoperte dal Ministero della Salute. Riusciranno i nostri eroi nell’impresa?
LA RECENSIONE
Nuovi innesti entrano a far parte della banda dei ricercatori. Il rischio era quello che da commedia corale si trasformasse in un baraccone confusionario, ma così non è stato. Sebbene meno brillante del primo (anche per la ovvia perdita dell’originalità che lo ha contraddistinto) e con una trama che dà l’avvio alla pellicola alquanto forzata, il film riesce comunque a fare il suo dovere. Forse si ride un po’ meno rispetto al precedente ed è aumentata invece la dose di azione, talvolta scimmiottando il cinema americano. L’azione comunque funziona, così come le new entry, che rendono Smetto quando voglio Masterclass meno “romanocentrico”. Ancora una volta la forza è il suo legame con l’attualità e la sapiente dose di ispirazione dalle tv series statunitensi. La fotografia si conferma all’altezza della prima, così come regia e cast. A questo punto c’è da chiedersi se ci sarà un terzo film e se vi siano i presupposti per una serie tv, ma soprattutto se le potenzialità di Sidney Sibilia verranno mostrate appieno anche in altri progetti.