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Marino, la nota del PCI sul ricordo del bombardamento della città

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Marino, Sagra a Pagamento: il PCI denuncia vuoto culturale e incapacità amministrativa

Riceviamo e pubblichiamo:

E’ in corso a Marino, grazie all’infaticabile opera volontaria della sezione ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) guidata ora da Anna Maria Scialis, una serie di iniziative volte a riaffermare il valore ed il ruolo critico della memoria storica. Perché, ritiene giustamente l’associazione, che è dalla conoscenza degli accadimenti che noi e chi ci ha preceduto, ha vissuto nel passato che determina ciò che siamo e possiamo scegliere, per noi tutti, oggi. E perfino per determinare scelte future. In questa azione positiva l’ANPI non è sola ed ha trovato, anzi costruito un solido rapporto con l’Associazione Mark Film, guidata da Luciano Saltarelli; e dagli studenti e docenti dell’Istituto Amari/Mercuri, capitanati per l’occasione dalla professoressa Giuseppina Fiore. Una delle iniziative si è svolta nella mattinata del 2 febbraio, presso l’aula magna (finalmente riscaldata, dopo precedenti problemi tecnici) del Liceo artistico Mercuri. Un documento di un cultore marinese (Angelo Mercuri) è stato proiettato, in ricordo del bombardamento subito dalla cittadina durante le azioni di guerra degli alleati miranti a tagliare le forze dei nazifascisti organizzati sul territorio. Purtroppo, le azioni hanno avuto come esito, nella giornata del 1944 circa duecento vittime; a cui vanno ad aggiungersi altre circa centocinquanta in altrettanti azioni di guerra nei giorni e settimane successive. Oltre ad alcuni pensieri, con cui, in sostanza, si è incorniciata l’iniziativa mattutina, svolti da Ugo Onorati proprio per conto dell’ANPI e centrati sulla guerra e sulla necessità critica delle generazioni attuali di riflettere sulla assurdità di questa barbara opzione umana; è anche seguita una testimonianza diretta di quello che allora era un bimbetto di sette anni: il sig. Adamo Moretti. Ha descritto, con gli esempi della quotidianità (il cibo, il gioco, la paura etc) benissimo il clima e l’esperienza che egli ha impresso nella memoria e che ringraziamo per avercela fatta conoscere in modo diretto. Prima c’era stato anche il saluto del Sindaco. Un po’ ripetitivo, perché mezz’ora prima aveva sostenuto, con le stesse parole, con la stessa flemma, identici concetti di nessuno stimolo e approfondimento. Siamo sinceramente delusi. Delusi che un primo cittadino, a poche settimane dalla espressione di voto partecipativo (referendum sulle modifiche costituzionali) che ha visto una impennata, una richiesta, di passione politica e di cittadini (immaginiamo, così dicono i risultati elettorali scandagliati, anche a Marino) e di giovani; invece di offrire una possibile risposta, ovvero una chiave critica per coadiuvare, stimolare – la maieutica socratica -, cosa offre? Una banalità di una povertà di pensiero sconsolante! Come se fosse di fronte a schiere di persone che sono lì pronte ad “approfittarsi” di giovani inermi, il “defensor”, propone ai giovani studenti, il risultato più qualunquista e vecchio del mondo moderno: il qualunquismo. Prende la ramazza e, deciso, indica la strada, né destra né sinistra. “Sono scatole in cui vogliono mettervi”. Intima a quelli che ritiene degli inanimati studenti. E poi l’indicazione pratica: fatevi la vostra idea umana, nella comunità e “grazie a Dio” che “ci ha dato la libertà e la democrazia”. Insomma, il sindaco in un giorno così importante di ricordi drammatici, di fronte ad una rappresentanza significativa di giovani generazioni, offre una visione raffazzonata condita da buon cristiano e da qualunquismo. Esattamente ciò che non occorre a chi vuole essere protagonista di se stesso. Il germe del seme critico non si propone con una azione da “tabula rasa”. La coscienza critica con cui ogni essere umano, ancor più i giovani, hanno la possibilità e se lo scelgono – a diversi gradi – la volontà e l’impegno a costruire per sé, per le loro relazioni sociali e perfino affettive, non possono essere “limitate” a prescindere, con spauracchi. Una coscienza ideale, di valori forti, può passare dall’ideologia. Magari una ideologia che indica proprio come “veramente ideologica negativamente” la pretesa di non considerare le ideologie come apportatrici di pensiero, di capacità critica, di confronto intellettuale, di riferimento – da condividere o contrastare, e,  perfino combattere – proprio per formare, a livello individuale una capacità di giudizio autonomo. Se conosco – a livello di pensiero – un sistema di idee mi posso misurare e scegliere. Se non conosco, se decido prima di non voler conoscere, è automatico che sarò mancante di un qualcosa che potrei condividere o contrastare. Ecco questa delusione andava espressa, perché non si può consentire ad un rappresentante dei cittadini, ancor più nel dialogo con le giovani generazioni, che essi credano nella asetticità ed autonomia in quanto anti-ideologici. Come ricorda Antonio Gramsci – giustamente citato nella presentazione della mattinata – in uno dei suoi scritti “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita”. L’appello che mi sento di fare è a quei giovani presenti in aula magna, e a quanti leggeranno queste righe: supinamente come pecore di un gregge, non serve a nessuno, neppure a voi. Invece con capacità critica che analizzi la conoscenza dei pensieri e delle vostre conoscenze di studio e di vita, di questo c’è bisogno per le vostre vite e per la società in cui crescerete ed agirete. Pratichiamo ed esercitiamo libertà e democrazia grazie al sacrificio di vite umane, spessissimo di giovani e giovanissimi, molto spesso anche guidati da scelte ideologiche forti. Questo non può essere cancellato per “pigrizia intellettuale” o per convenienze di piccolo cabotaggio attuale.

(nota critica del segretario del PCI, Maurizio Aversa)