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Frosinone. La Polizia di Stato impegnata nel progetto “…Questo non è amore”

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Frosinone.La polizia in campo per il progetto "questo non è amore"

Nella  piazza  Don Carlo Cervini del Capoluogo,  la Questura di Frosinone ha sostenuto l’iniziativa contro la violenza di genere

Se ti ricatta … non è amore. Se minaccia te o i tuoi figli … non è amore. Se ti isola, umilia, offende …non è amore. Se ti perseguita con mail e sms ossessivi ….non è amore. Se ti prende con violenza quando non vuoi … non è amore. Se ti chiede “l’ultimo appuntamento” …non è amore”. Se ti uccide …non è amore.

Nel giorno di San Valentino, in cui tutto il mondo celebra l’amore, la Polizia di Stato sceglie di stare vicina alle donne con la campagna “…questo non è amore” che prevede in tutte le province italiane camper, pullman, gazebo e altri momenti d’incontro volti a rompere l’isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere, offrendo il supporto di un’equipe di operatori specializzati, in prevalenza composta di donne e formata da personale di Polizia specializzato, da medici, psicologi e da rappresentanti dei centri antiviolenza.

Anche la Questura di Frosinone, da sempre impegnata in campagne di sensibilizzazione a favore delle fasce più deboli, è scesa in piazza, per “esserci sempre” anche nella lotta contro la violenza sulle donne , insieme agli Enti e alle associazioni da sempre presenti su questo fronte: gli Enti locali, l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, l’Azienda Sanitaria Locale di Frosinone, il Liceo Artistico “A.G.Bragaglia”, il Telefono Rosa, l’Auser e la Rete Antiviolenza.

La finalità dell’iniziativa, fortemente sostenuta dal Questore dr.Filippo Santarelli e dal suo staff, con il Primo Dirigente dott.ssa Agnese Cedrone,  il Capo di Gabinetto dott.ssa Cristina Rapetti, il Dirigente della Squadra Mobile dr. Bianchi ed il Direttore Tecnico Capo Psicologo dott.ssa Cristina Pagliarosi ed il Medico della Polizia di Stato dr. Angelo Simoniello,  è stata quella  di creare  un contatto diretto tra le donne e un team di operatori specializzati pronti a raccogliere le testimonianze dirette di chi, spesso, ha paura a denunciare o a varcare la soglia di un ufficio di Polizia.

La flessione negli ultimi due anni dei delitti tipici (dai femminicidi, alle violenze sessuali, dai maltrattamenti in famiglia agli atti persecutori) non ferma l’impegno di prevenzione: non solo perché il numero assoluto delle vittime continua ad essere inaccettabile, ma perché l’esperienza di polizia e delle associazioni da tanti anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un “sommerso” che troppo spesso non si traduce in denuncia. Un quotidiano fatto di attenzioni morbose, di comportamenti aggressivi e intimidatori che vengono letti come espressione di un amore appassionato e di una gelosia innocua, anche da madri, sorelle e amiche, ma che è spesso il triste copione di un crescendo di violenza che si alimenta con l’isolamento.

Ogni tre giorni e mezzo avviene in media l’omicidio di una donna in ambito familiare o comunque affettivo, mentre ogni giorno, sempre ai danni di donne, si registrano 23 atti persecutori, 28 maltrattamenti, 16 episodi di percosse, 9 di violenze sessuali.

Questi più in dettaglio i dati di tutte le forze di polizia:

–          gli omicidi di donne in ambito familiare sono stati 117 nel 2014, 111 nel 2015, 108 nel 2016;

–          gli atti persecutori (circa il 76% in danno delle donne) 12.446 nel 2014, 11.758 nel 2015, 11.400 nel 2016;

–          i maltrattamenti in famiglia (circa l’81% in danno delle donne) 13.261 nel 2014, 12.890 nel 2015, 12.829 nel 2016;

–          le percosse (circa il 46% in danno delle donne)  15.285 nel 2014, 15.249 nel 2015, 13.146 nel 2016;

–          le violenze sessuali (oltre il 90% in danno delle donne) 4257 nel 2014, 4000 nel 2015, 3759 nel 2016.

Nella provincia di Frosinone non si sono registrati omicidi di donne in ambito familiare, nel triennio 2014 – 2016.

Sono in diminuzione anche in questa provincia i reati di percosse e lesioni nei confronti di donne.

Infine, i maltrattamenti in famiglia sono stati 121 nel 2014, 107 nel 2015, 90 nel 2016.

Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.

In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. Procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate.

In un abbraccio ideale la Polizia di Stato ha voluto far sentire il forte sostegno a tutte le  tutte le donne vittime della violenza di genere, con l’invito a segnalare e denunciare ogni tipo di sopruso:  “ non siete sole#chiamateci sempre”.

 

Collegandosi al seguente link https://www.poliziadistato.it/articolo/3857711011367be022196447/ è scaricabile la locandina in diverse lingue.