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La Sapienza, la ricerca biochimica italiana fa scuola nel panorama internazionale

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La Sapienza, la ricerca biochimica italiana fa scuola nel panorama internazionale
La ricerca biochimica italiana fa scuola nel panorama internazionale

La Fondazione internazionale sulle Poliammine avrà come Presidente Enzo Agostinelli, docente di Biochimica e biologia molecolare della Sapienza che si è distinto nella ricerca di terapie oncologiche non invasive, aprendo nuove prospettive nella cura dei tumori farmacoresistenti

La nomina è giunta a coronamento di un percorso di ricerca intenso condotto da Enzo Agostinelli alla Sapienza e in  numerosi laboratori stranieri: negli USA, in Canada, Brasile, Cina, Giappone, Taiwan, India, Sud Africa, Turchia, Russia ed in vari Paesi dell’Unione Europea, come attestano le numerose pubblicazioni (oltre 130 contributi tra articoli e volumi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali ed oltre 200 comunicazioni a Congressi Nazionali ed Internazionali) dedicate prevalentemente all’individuazione di terapie oncologiche non invasive basate sull’utilizzazione delle  poliammine, amine alifatiche a basso peso molecolare, con un importante ruolo nella crescita e nel differenziamento cellulare.

Il gruppo di ricerca internazionale, coordinato dal biochimico della Sapienza, studia una nuova applicazione terapeutica che utilizza l’alto contenuto di poliammine presente nelle cellule tumorali, in grado di diventare una sorgente di metaboliti citotossici, a seguito di interazioni con specifici metallo enzimi appartenenti al gruppo delle amino ossidasi.

In particolare lo studio è condotto su cellule tumorali in coltura di adenocarcinoma del colon, osteosarcoma, neuroblastoma e melanoma, sensibili e multifarmacoresistenti, ossia linee cellulari derivate da tumori estremamente aggressivi, conosciuti per l’alta capacità metastatica e noti per la loro alta resistenza agli agenti citotossici.  Nei tessuti in crescita e in quelli tumorali il livello delle poliamine (piccoli policationi come la spermina o la spermidina) e delle amino ossidasi aumenta notevolmente. In questo studio è stata quindi presa in considerazione l’alta concentrazione di poliamine endogene formatasi durante il processo degenerativo delle cellule. La formazione enzimatica dei metaboliti citotossici delle poliamine, acqua ossigenata ed aldeide, sono responsabili della citotossicità indotta su cellule tumorali in coltura, mentre tale effetto non è stato osservato nei confronti delle cellule normali, come i melanociti.

Una recente pubblicazione sull’International Journal of Oncology, mostra attraverso immagini di microscopia elettronica come non solo la molecola ottenuta abbia efficacia solo sulle cellule colpite dal melanoma, ma come sia decisamente più attiva nel combattere le cellule tumorali sulle quali si è già intervenuto con le tradizionali metodiche chemioterapiche, che hanno indotto farmacoresistenza.

“Il nostro scopo è quello di mettere a punto una terapia che eviti ai pazienti affetti da neoplasia gli effetti collaterali, a volte devastanti, a cui sono esposti con le terapie attuali” spiega Enzo Agostinelli “ed inoltre aprire delle prospettive nuove per coloro che subiscono una battuta d’arresto nella cura, dovuta al fatto che le cellule tumorali possono sviluppare nel tempo una forte resistenza all’azione dei farmaci”.

L’attività antitumorale dell’enzima amino ossidasi, dopo somministrazione intraperitoneale in forma libera, oppure incapsulata in vescicole liposomiali o coniugata con nanovettori, viene valutata sulle cellule tumorali umane iniettate in topi immunodepressi. I risultati ottenuti potrebbero avere un pronto uso in applicazioni cliniche per ottimizzare una nuova terapia antitumorale: in questo modo le poliamine, le amino ossidasi e i loro prodotti di reazione possono diventare attori inaspettati di una nuova strategia per la terapia dei tumori.

L’International Polyamine Foundation, destinata a riunire i massimi esperti della comunità scientifica internazionale, avrà come sede proprio Sapienza, a sottolineare l’eccellenza italiana in questo campo di studi e a rafforzare la capacità di attrazione dei ricercatori di tutto il mondo che già orbitano presso i laboratori di ricerca realizzati presso l’edificio di Fisiologia e Chimica Biologica.

“Sono particolarmente colpito che la scelta di presiedere la Fondazione sia ricaduta sul mio nome in particolare e sulla Sapienza in generale. Colpito, ma non sorpreso” – aggiunge il prof. Agostinelli mentre continua a dare istruzioni ai ricercatori della “Japanese Wakunaga Pharmaceutical Company” afferenti al suo team – “perché la ricerca italiana riesce a esprimersi a livelli altissimi, riconosciuti in ambienti scientifici autorevoli e molto apprezzati nel panorama mondiale”.