Riceviamo e pubblichiamo:
Il processo sugli inceneritori di Colleferro è stato agli onori della cronaca per molto tempo per l’estrema scientificità delle condotte criminose contestate. Risulta dal capo di imputazione che gli imputati hanno bruciato nell’inceneritore rifiuti non consentiti, arrivando, per non far emergere le loro responsabilità, a far falsificare i certificati relativi e a penetrare nel sistema informatico di monitoraggio in continuo, onde non far risultare lo sforamento delle soglie per inquinanti emessi in atmosfera. Ad oggi, la popolazione colleferrina non sa che cosa sia stato bruciato prima del 2008 nell’inceneritore, ma i dati per asma pediatrico e patologie alle vie respiratorie parlano -purtroppo- da soli.
Fatti di tale gravità hanno suscitato lo sdegno della popolazione e delle associazioni che a suo tempo venivano ammesse parti civili nel processo dinanzi al Tribunale di Velletri.
Il Tribunale di Velletri, dopo quattro anni di processo, dichiarava la propria incompetenza funzionale: il processo veniva trasmesso al Tribunale di Roma e, dopo quasi due anni, il GUP Fattori, dopo alcune udienze, ha deciso di escludere tutte le parti civili: enti territoriali ed associazioni.
E’ questa dunque l’ultima evoluzione di un processo evidentemente nato male: la maggior parte dei capi di imputazione è già caduta o cadrà in prescrizione e forse una condanna civile sarebbe stato l’unico effetto pregiudizievole derivante agli imputati condannati per la loro condotta, ma neanche questo deve accadere, se si è deciso di escludere anche i Comuni che sono per legge deputati a tutelare il territorio e la salute dei loro cittadini!
Il messaggio dunque che passa, a vedere il decorso di questo processo, è che in Italia chi inquina, non paga.