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San Cesareo, tra cemento e politica. Intervista a Paolo Scacco: dalla villa di Massenzio alle vicende interne del PD

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San Cesareo, tra cemento e politica. Intervista a Paolo Scacco: dalla villa di Massenzio alle vicende interne del PD

Paolo Scacco, con più di 20 anni di attivismo, è una delle personalità politiche più attive e rilevanti di San Cesareo. Gli abbiamo posto alcune domande sui temi più caldi ed importanti degli ultimi anni: dalla villa di Massenzio alle vicende interne alla sezione del PD.


Ormai da molti anni si batte a difesa di uno dei più grandi ed inestimabili patrimoni di San Cesareo, la Villa di Massenzio. Nonostante l’incontrovertibile rilevanza storica, culturale ed archeologica il complesso non è stato risparmiato da un piano d’intervento che prevede la realizzazione di abitazioni private, locali commerciali ed una nuova chiesa. Se da un lato la straordinaria unicità del sito è stata riconosciuta a livello internazionale e nazionale, dall’altro possiamo vedere come gli organi comunali si siano mostrati più volte sordi alle richieste di chiarezza in merito alla cementificazione dell’area. Come si spiega un simile atteggiamento?

Potrei semplificare e dire che è frutto di una semplice incapacità, ma non è così. C’è un piano, anzi un ricatto. Quello con cui un gruppo di imprenditori tiene per il bavero questa amministrazione. Una parte del ricatto è visibile: l’eterna promessa dello sviluppo solo se si costruiscono case, se si “muove il mattone” come si suol dire. Anche se a San Cesareo ci sono oltre 240 appartamenti in vendita, e le cito solo quelli presenti su Immobiliare.it. Per non parlare di quelli in affitto. Il capestro perenne, quindi, con cui amministratori poco capaci affidano lo sviluppo del proprio paese non alla propria lungimiranza ma ai progetti e ai desiderata degli imprenditori; che non sempre coincidono con le esigenze dei cittadini e del paese. Un’altra parte del ricatto non è visibile, beh… spero ardentemente che non esista, però l’accanimento con cui alcuni pezzi dell’amministrazione difendono gli interessi privati mi pare sospetto. Uno degli strumenti più evidenti con cui viene perseguito questo “accordo” tra imprenditori e giunta è il mantenimento in vita del piano regolatore del 1982 ovvero dello strumento urbanistico risalente all’epoca in cui San Cesareo non era nemmeno comune autonomo. A chi giova l’assenza di un PRG? A coloro che, dotati di grossa disponibilità economica sono in grado di proporre i cosiddetti piani integrati, ovviamente in variante al PRG. Strumenti che se da un lato alleviano l’amministrazione dalla realizzazione delle infrastrutture (fognature, strade, servizi) per i nuovi agglomerati edilizi, dall’altro spostano il paese dove fa più comodo ai costruttori, verso zone agricole a basso costo, o aree strategiche (vedi il centro commerciale o la nuova Eurospin), senza che il paese abbia un piano di sviluppo omogeneo. Negli ultimi 10 anni ne sono stati approvati una trentina. Il tutto mentre il fenomeno dell’abusivismo edilizio prolifera senza freni. È normale tutto ciò? Perché non si approva speditamente il nuovo PRG? Perché a San Cesareo non si fanno gare d’appalto?

Un punto su cui si è puntata spesso l’attenzione riguarda il fatto che il progetto previsto per la Villa di Massenzio comporterebbe la sostanziale privatizzazione di un bene che in realtà è patrimonio della comunità. Se da un lato questo significherebbe l’aumento di valore degli immobili realizzati, dall’altro sottrarrebbe a San Cesareo ed ai suoi cittadini una potenziale fonte di reddito e di ricchezza. Come si spiega il fatto che l’amministrazione comunale preferisca perseverare nella realizzazione di tale progetto decontestualizzando il complesso archeologico piuttosto che valorizzarlo?

Hanno il terrore di doversi occupare di qualcosa di diverso dall’ordinario. Più che a dei politici che si assumono delle responsabilità assomigliano ad amministratori di condominio. La villa di Massenzio è la punta dell’iceberg: un luogo straordinario, lasciato nell’incuria più totale, destinato a diventare il giardino pregiato delle nuove palazzine e della Chiesa. Se andiamo oltre questa vicenda quali scelte hanno fatto le giunte a guida Panzironi degli ultimi 7 anni? Ve le dico io: una specie di tangenziale (peraltro non terminata) che non ha eliminato il traffico serale su via Casilina e paralizza il paese ed il cantiere di una scuola fermo da 8 anni e ora riaperto. Basta. Quale idea di paese hanno messo in campo? Quali prospettive per i giovani che vorrebbero restare a vivere a San Cesareo? Mi viene da ridere, il paese che lasceranno quando scadrà il mandato sarà peggiore di quello che hanno trovato. Un dormitorio dove si va a scuola nei container e dove per ritirare una raccomandata ci vogliono ore.

Quello che traspare dalla vicenda è la scarsa comunicazione dell’amministrazione con i propri cittadini. Più volte è stato reclamato il fatto che nessun abitante di San Cesareo conosca realmente il progetto approvato e l’importanza dei reperti in questione. La mancanza di confronto con i cittadini è stata rimproverata al Sindaco anche riguardo alla vicenda del forno crematorio. Cosa ne pensa al riguardo?

Sulla comunicazione le fornisco un dato. L’unico assessore che è presente su Facebook è Massimo Mattogno. Tutti gli altri sono clamorosamente assenti dal più grande social network esistente, quello dove arrivano le segnalazioni dei cittadini, le lamentele, la richieste di aiuto, ma anche i complimenti se si fa qualcosa di buono per il paese. Parlano con i cittadini solo in prossimità delle elezioni amministrative. La loro strategia è “allineati e coperti”, non si espongono mai, non parlano con nessuno, non si confrontano. Suggerisco di partecipare alle sedute del consiglio comunale: i membri della maggioranza alzano la mano a comando, non rivendicano mai la correttezza di una scelta, sono degli automi. E la cosa che mi addolora è che quando si presentano al voto poi ottengono delle valanghe di consensi. E’ imbarazzante.

Tutti sono a conoscenza delle difficoltà finanziarie in cui i comuni italiani versano negli ultimi tempi ed è immaginabile come sia più facile affidarsi ai privati, nella realizzazione delle opere, piuttosto che gravare sui contribuenti con ulteriori imposte. Sono questi per lei i motivi che hanno portato San Cesareo ad avere un’impennata nella cementificazione e dall’altra gravi disservizi come quelli relativi alla mensa scolastica, al servizio dei pulmini e dei famigerati container della scuola media? Oppure c’è una lacuna strutturale nella formulazione di politiche a medio-lungo termine?

E’ innegabile che i comuni non navighino nell’oro, ma mi sembra anche che questa sia una foglia di fico buona per tutte le stagioni. Vuole qualche esempio? La tassa sui rifiuti che pagano gli abitanti di San Cesareo è una delle più care di tutta la regione Lazio. Ed ha un tasso di evasione del 30%. Quanti di questi soldi sono stati recuperati dal comune? Se questo tasso di evasione lo riversiamo sugli altri tributi comunali (concessioni, Tasi, Imu, passi carrabili) quanti soldi possiamo recuperare? Per non parlare di iniziative innovative come quella di aprire collaborazioni con Agenzia Entrate per scovare evasori e locatori di case in nero. Quanti soldi potrebbero portare alle casse del comune? I nostri amministratori sono a conoscenza di queste buone pratiche? L’unica che pensavano di conoscere, e che hanno applicato con esiti disastrosi, è il project financing. Ad un certo punto San Cesareo era diventato il paese pilota di questa pratica finanziaria. Con il project financing è stato realizzato il cimitero comunale e sono stati messi a bando la realizzazione della piscina comunale e di un centro fieristico. Chi ricorda queste opere fantasmagoriche? Il cimitero comunale è stato realizzato, è vero; peccato che il comune ha rinunciato a fare come tutti gli altri che con i cimiteri ci guadagnano, perché qui a guadagnarci è qualcun altro. Sorvoliamo sugli altri due progetti faraonici (piscina e polo fieristico) i cui bandi erano scritti così bene che sono andati deserti. L’ultimo bando, andato anche questo deserto, è quello per la gestione della nuova farmacia comunale. Nessuno lo sa ma il comune ci ha messo circa 3 anni per stabilire il prezzo a base d’asta per affidare la farmacia. Ha pagato anche un consulente per stabilire tale somma. Cifra così aderente alla realtà (!) che nessun aspirante farmacista si è presentato. Altri soldi persi dal comune.

Ultima notizia in ordine cronologico è l’entrata in possesso da parte del comune di San Cesareo dell’area ex-Cotral. Quali sensazioni ha riguardo ai progetti che il comune potrebbe mettere in atto in tale area? Fa ancora suo il programma da lei abbracciato nelle primarie del 2013 su tale complesso?

Il risanamento dell’area della vecchia stazione potrebbe essere un’occasione straordinaria di progettualità e di partecipazione ma sarà un disastro! Già lo immagino. Non faranno partecipare i cittadini a questa scelta, non apriranno un concorso di idee, non decideranno per il bene di tutti. Sono molto pessimista al riguardo. Quell’area va messa in comunicazione col paese: ora è un parcheggio che è separato da tutto, diviso dal paese dal nastro d’asfalto della via Casilina. In passato, addirittura in occasione delle elezioni del 2005, la lista con candidato sindaco Mimmo Sabelli presentò un bellissimo progetto. Spostare a valle della stazione la via Casilina e realizzare una grande piazza, con area parcheggio e giardini pubblici a ridosso del centro abitato. Sarebbe il modo per riunificare un pezzo del paese ed eliminare la frattura dell’asse viario che ha contraddistinto San Cesareo sin dalla sua nascita. Ma non lo faranno. I nostri amministratori hanno a cuore gli interessi dei pochi che su quel piazzale hanno aperto abusivamente cancelli e passi carrabili, piuttosto che il bene di molti che si servirebbero di una nuova, grande piazza del paese e degli immobili ex FS restaurati e destinati finalmente ad uso pubblico dopo 30 anni di abbandono.

Soffermiamoci un attimo al già citato 2013: all’epoca, per coronare una lunga militanza politica nelle fila del PD, concorreva come candidato sindaco alle primarie. Sono passati solo quattro anni eppure molto è cambiato, sia a San Cesareo che a livello nazionale. A livello locale possiamo notare una sostanziale inerzia delle opposizioni, con l’eclatante commissariamento della sezione comunale del PD; mentre a livello nazionale notiamo un partito che è sì al governo ma che è costantemente preda di lotte intestine e fratricide. In virtù della sua lunga militanza politica cosa pensa di ciò che è accaduto al PD di San Cesareo? Che futuro pensa possa avere l’attuale opposizione?

L’esperienza delle primarie per me è stata straordinaria. Un vissuto di sensazioni ed emozioni difficilmente ripetibile. Ma le primarie hanno portato delle conseguenze. Quella campagna che ho vissuto con franchezza, confrontandomi con tutti, da alcuni è stata vissuta come lesa maestà. Ho detto cose scomode in quella campagna elettorale. Lo rifarei, ovviamente, perché per me c’era un solo modo di diventare sindaco: quello di dire le cose come stanno, di essere sincero con gli elettori, di non avere padrini politici che mi dicessero cosa fare. Parto da questo dato perché quello che è accaduto al PD dopo, non può essere considerato ignorando ciò che è successo prima. Ho fatto le primarie, le ho perse, ma avevo dato una parola e quella ho mantenuto. Sostenere chi aveva vinto, ovvero Arianna Bellia. Sono entrato nella sua lista, ho fatto campagna elettorale per lei spendendomi fino all’ultimo. Nel frattempo Arianna non correva per diventare sindaco ma per farmi pagare il conto e mettere al riparo il proprio orticello politico. Ogni atto di quella campagna elettorale è stato messo in campo per estromettere me dal consiglio comunale. E ci sono riusciti. Anche a costo di portare in consiglio delle belle statuine come Ilaria Ponzo ed Emilio Montagner che in quattro anni di opposizione non hanno mosso foglia (quando sono stati presenti), o come Stefano Roma che il giorno dopo la sua elezione già votava contro il programma che aveva sottoscritto. Come poteva resistere il PD di San Cesareo a tutto ciò? Ora il PD di San Cesareo è tornato ad essere il comitato elettorale di Daniele Leodori, nulla di più, e si comporta come tale. Ma il PD nel quale mi riconosco per fortuna è più grande.